martedì 5 marzo 2013

Il Grillo parla, i partiti saltano

Il punto del direttore del 3 marzo 2013

Il quadro politico è cambiato. E’ un dato di fatto incontrovertibile, una verità assoluta. Basta osservare la cartina a colori dell’Italia e anche dell’Umbria per rendersi conto che il voto di una settimana fa ha segnato un punto, ha tirato una riga tra il prima e il dopo. E basta guardare i risultati, meglio valori assoluti e percentuali insieme, per constatare che, politicamente parlando, nelle urne si è consumata una rivoluzione. Quelle “macchie” che segnano la vittoria del Movimento 5 Stelle quasi ravvivano il paesaggio fino ad oggi bicolore, rosso e azzurro
Allora, partiamo dall’analisi del voto affidandoci solo alla freddezza dei numeri. Poi seguirà una “lettura” perché i voti dopo averli contati si pesano nei rapporti tra le forze, nel mantenimento delle alleanze.
Una sola premessa. Il voto a Grillo è sì di protesta ma è anche e soprattutto un segnale, chiaro e inequivocabile, a chi governa e a chi fa opposizione. Perché i consensi alle Cinque Stelle sono una bocciatura di questa classe politica, sono l’espressione democratica di chi non si riconosce più né a sinistra, né a destra, né al centro. Non ascoltare questo messaggio sarebbe un errore grave, imperdonabile. Peggio ancora far finta di niente, minimizzare o demonizzare la scelta di chi, stanco e sfiduciato, ha deciso di mettere una croce sul simbolo del Movimento 5 Stelle.
Il voto a Grillo è di un’interpretazione semplicissima. La gente ha le scatole piene dei partiti e dei politici tradizionali, li ritiene tutti colpevoli di aver ridotto il Paese in queste condizioni e quindi li ha puniti. Il malcontento, la rabbia e il disagio si sono incanalati nelle urne, a pensarci bene il rischio era che questi sentimenti potessero sfogare in altre forme di dissenso per esempio nelle piazze.
Fanno sorridere quei documenti e quegli esponenti che commentando i risultati hanno fatto mea culpa sostenendo di non aver saputo intercettare il voto di protesta. Ma possibile che ancora non abbiano capito che la protesta era contro di loro? Un altro sorriso lo strappano coloro, sempre politici, che sono rimasti sorpresi dall’exploit di Grillo. Pensavano che tanto non sarebbe cambiato nulla, a parte qualche misera percentuale. Eppure la percezione c’era tutta, che queste elezioni sarebbero state diverse, che i blocchi di centrodestra e centrosinistra sarebbero stati scalfiti e soprattutto che le rendite di posizione sarebbero terminate.
Senza riproporre la mole gigantesca di numeri, di cui abbiamo fatto una scorpacciata visiva in questi giorni, cerchiamo di fare una sintesi del risultato. In Umbria il Pd ha preso alla Camera 168.820 voti, pari al 32,06. Cinque anni prima aveva raccolto 250.641, cioè il 44,37. Lampante la differenza, quasi -12. Il Pdl si è fermato a 102.462, pari al 19,46. Nel 2008 aveva portato a casa 194.749, il 34,48. Esattamente -15.
Al Senato le cose non sono andate meglio. Il Pd ha conquistato 167.460 consensi, pari al 34,44. Nella scorsa elezione i voti erano stati 231.612, il 44,49. Un calo di dieci punti. Identico ragionamento per il Pdl che una settimana fa si è bloccato a quota 98.842, il 20,32, e nel 2008 aveva raggiunto quasi il doppio con 183.007, il 35,15. Per i berlusconiani la batosta è più massiccia, quasi meno quindici. I numeri rispecchiano la rappresentanza parlamentare. Il centrosinistra ha confermato cinque deputati e 4 senatori, quindi nessun beneficio dal premio di maggioranza. Il centrodestra ha subito la débacle con cinque parlamentari in meno.
Prima di continuare la carrellata va detto, per correttezza, che l'affluenza quest'anno e' stata del 79 per cento, nel 2008 fu dell’84.
Il boom di Grillo in Umbria si è così quantificato. Alla Camera il 27,16, con 143.004 voti. Al Senato il 25,30, vale a dire 123.028. A tutti gli effetti il M5S è il secondo partito della regione. Grazie a questo trionfo entrano in Parlamento tre grillini, due a Montecitorio e uno a Palazzo Madama. Come prima volta un bel successo, non c’è che dire.
Per concludere la panoramica, vediamo le altre forze in campo. Un risultato dignitoso quello dei seguaci di Monti che comunque al di là delle cifre, non proprio esaltanti, incassano due parlamentari. Deludenti invece la Rivoluzione civile di Ingroia e Fare per fermare il declino. Minore affermazione anche per i vendoliani di Sel rispetto alla consultazione di cinque anni fa.
E ora? Innanzi tutto è cominciata in quasi tutti i partiti una resa di conti, tranne forse nel Pdl dove il coordinatore era stato sostituito in piena campagna elettorale. Dentro il Pd volano gli stracci, dentro la coalizione pure con i socialisti contro i democratici, dentro quel che resta dell’Italia dei valori a volare sono le parole grosse, dentro Sel si leccano le ferite e si guarda al regionale, dentro Rifondazione si spera che non si tocchino gli equilibri. E via di questo passo. Archiviato il voto, si guarda al futuro con timore. Le amministrative sono dietro l’angolo, le regionali poco più in là. Ma una cosa è certa come il sole: dopo queste elezioni è tutta un’altra storia, un’altra epoca, forse anche un’altra Repubblica.
anna.mossuto@edib.it
www.annamossuto.it

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