martedì 2 aprile 2013

Dieci saggi e poche novità

Editoriale Radio Onda Libera dell'1 aprile 2013

Non abbiamo ancora un governo, ma abbiamo 10 saggi. Ecco, questa la situazione. Il presidente della Repubblica Napolitano sta facendo l'estremo tentativo, l'ultimo prima della fine del suo mandato. Due gruppi di esperti che avranno il compito di formulare alcune proposte condivise ai partiti su decisioni e riforme da mettere in campo. 
Una volta che Napolitano avrà in mano queste proposte le potrà utilizzare per tentare di sbloccare l'impasse sollecitando la convergenza dei partiti su un programma ristretto. Ovviamente se farà in tempo, ossia se la scadenza del suo mandato, il 15 aprile, arriverà dopo il via libera delle forze politiche a una soluzione della crisi. Altrimenti, questo il ragionamento del Colle, le proposte dei "saggi" saranno un viatico e un aiuto per il successore al Quirinale.
Secondo le voci girate, Napolitano ha anche preso in considerazione l'idea di dimettersi per abbreviare il semestre bianco e ridare al suo successore il potere di sciogliere le camere in caso di mancato accordo tra le forze politiche uscite dalle urne. Ma ha prevalso la considerazione che gli svantaggi di un eventuale vuoto politico sarebbero stati superiori ai vantaggi rappresentati da un accorciamento dei tempi della crisi, soprattutto per quanto riguarda la reazione dei mercati finanziari. Del resto, ha ricordato il capo dello Stato, un governo c'è, quello presieduto da Monti, e ha la pienezza dei poteri.
Fin qui l'aggiornamento della notizia. Ora qualche breve considerazione. I nomi dei 10 saggi, a parte qualche eccezione, non sono una novità, è tutta gente che fa parte del vecchio sistema politico istituzionale. Forse con un piccolo sforzo si sarebbero trovate sulla piazza altre intelligenze, altri personaggi, giovani e donne, non contaminate.
Invece sembra che il vecchio apparato sia chiamato a produrre un'opera di rinnovamento, debba cambiare se stesso, eliminando privilegi, rendite di posizione e prebende. Mah, pare un'operazione rischiosa e dal risultato incerto, molto incerto.
Forse una scossa sarebbe stata più gradita da Napolitano, invece nell'impossibilità di dare l'incarico per un nuovo governo ecco una specie di "bicamerale" composta da personaggi del passato che dovrebbero indicare le priorità. Il risultato è la permanenza del governo Monti e il rimpallo del gioco al successore al Quirinale. Un po' di coraggio in più da parte del capo dello Stato sarebbe stato gradito.
L'unico effetto immediato è la resa dei conti dentro il Pd dopo l'uscita di scena di Bersani. Ma la vera partita si giocherà per eleggere l'erede di Napolitano. E con la trovata dei saggi il cambiamento è per ora bloccato. A spese del Paese.

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