domenica 10 marzo 2013

Il voto è mobile e pure trasversale

Il punto del direttore del 10 marzo 2013

Dopo la tornata elettorale e dopo i commenti, puntuale è arrivata l’analisi del flussi elettorali. La lettura cioè dello spostamento del consenso da un partito all’altro, da una coalizione all’altra, e soprattutto, la parte più interessante, la spiegazione da dove è arrivata la valanga di voti al Movimento 5Stelle, il vero trionfatore delle elezioni di febbraio in Italia e in Umbria. E in particolare qual è l'identikit dell’elettore che si è lasciato affascinare dai grillini al punto da consegnargli nel segreto dell’urna la propria scheda e la propria fiducia.
Lo studio del professor Bruno Bracalente, dipartimento di statistica, e del presidente dell’Aur Claudio Carnieri mette in fila una serie di punti fermi che fanno capire meglio cosa è successo nei seggi umbri. Innanzi tutto, il 40 per cento degli elettori ha cambiato scelta rispetto alle precedenti consultazioni. Ciò tradotto vuol dire che il voto in Umbria è ormai mobile, si muove, non è più un fatto acquisito e cristallizzato. E significa che questa regione, nei suoi enti elettivi, è diventata contendibile, cioè appetibile a tutte le forze politiche, e il monocolore potrebbe non reggere più. Queste affermazioni non sono inventate o campate per aria, sono al contrario suffragate dai numeri e dalle percentuali.
Allora, il Partito democratico non appare più granitico come una volta, anzi la sua performance è stata giudicata deludente. Ha perso rispetto al 2008 quasi 82mila voti. Oltre diecimila in più ne ha lasciati il Pdl, sempre rispetto alle precedenti elezioni. Rivoluzione civile non ha avuto appeal, tradita soprattutto da Italia dei Valori. L’area di centro è aumentata di 25mila e la parte del leone l’ha fatta Monti. Il Movimento 5 Stelle con i suoi oltre 143mila consensi ha cannibalizzato preferenze a destra e a sinistra. Secondo i calcoli degli studiosi ha sottratto più ai democratici (ben 63mila voti) e centrosinistra che ai pidiellini e centrodestra (33mila solo al Pdl). Quindi il boom di Grillo è stato trasversale, ma il Movimento è piaciuto prevalentemente a sinistra, ha attirato i giovani e catturato quelli che erano orientati verso l'astensionismo. In sintesi secondo i flussi quasi centomila voti ai grillini sono arrivati da ex Pd ed ex Pdl, qualcosina dall’Udc (tremila) e abbastanza dagli astensionisti del 2008 (ben sedicimila). Dalla ricerca emergono altri dati interessanti. Come ad esempio l’interpretazione del voto dei giovani, di quella fascia d’età tra i 18 e i 25 anni che ha potuto scegliere solo per la Camera dei deputati. Dei 49mila che rientrano in tale categoria 9mila hanno disertato le urne e 17mila hanno scelto Grillo. Quasi un giovane su due si è fidato del comico genovese. Questo aspetto meriterebbe un approfondimento serio, una riflessione senza pregiudizi da parte delle forze politiche tradizionali che dovrebbero chiedersi le ragioni della scarsa credibilità che riscuotono nel mondo giovanile.
Un altro dato analizzato da Bracalente e Carnieri riguarda il cosiddetto voto disgiunto, il voto diverso per Camera e Senato. E su questo punto la conferma è sorprendentemente lampante. Tutte le principali liste hanno mostrato elevatissimi livelli di fedeltà tra le due Camere. Per la precisione, è stato stimato dal 95,8% delle liste Monti e altre di centro, al 96,8 del Pd, al 97,5 del Pdl, fino al 98,7 del Movimento 5Stelle. Tuttavia qualche effetto della campagna per il voto “utile” si è avuto anche qui da noi, con una discrepanza delle preferenze al Pd da parte delle altre liste di sinistra per il Senato.
Per completare il quadro, un ultimo aspetto. Quello della protesta dentro l'urna. Che si è rivelata abbastanza cospicua. Le schede bianche e nulle sono state 17.428 (4.790 le prime, 12.638 le seconde). Anche su questa cifra varrebbe la pena soffermarsi a riflettere.
Fin qui in sintesi le novità emerse dai flussi elettorali. Che danno una panoramica dei numeri e fotografano l’esito delle urne, ma non ci consegnano, non ci possono consegnare le motivazioni che stanno dietro e dentro lo “tsunami” politico avvenuto il 24 e 25 febbraio scorsi. Di sicuro il cambiamento è stato epocale, storico. Questo non si può negare. Il voto a Grillo rappresenta la bocciatura della classe politica, non prenderne atto significa perseverare con i vecchi schemi e i vecchi giochini della prima e della seconda Repubblica. E soprattutto quel voto non va sottovalutato ma capito, non va demonizzato ma rispettato. Perché la democrazia è una garanzia per tutti. Anche, anzi a maggior ragione, quando si perde. E in questa tornata non ha vinto nessuno. Tranne Grillo.
anna.mossuto@edib.it
www.annamossuto.it

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