domenica 17 marzo 2013

La buona politica è dovere di tutti

Il punto del direttore del 17 marzo 2013

La buona politica non è solo quella che devono fare i partiti. Anzi di questi tempi la sfiducia in chi fa politica è massima, la credibilità è ai minimi storici. Il voto di febbraio che ha premiato il Movimento 5 Stelle è stato di protesta e di rottura con gli apparati della Seconda Repubblica. I cittadini che hanno scelto Grillo hanno bocciato totalmente la politica tradizionale, quella fatta di spartizioni e di sprechi e non di perseguimento dell’interesse generale.
Da quello che è accaduto nelle urne bisognerebbe ripartire. Prima di tutto cercando di capire il valore e il significato del successo di Grillo, poi facendo una seria e onesta autocritica sugli sbagli fatti. E infine cambiando passo, invertendo l’andazzo, mettendo in cima a tutto il bene comune.
Questa la premessa per dire che non è più tempo di scherzare, di traccheggiare, di promettere e non mantenere, di chiacchierare e non fare. E’ il tempo dell’assunzione delle responsabilità, a tutti i livelli, nelle sedi centrali e nei luoghi periferici. Che significa anche semplificare, ridurre, eliminare, risparmiare. Un buon esempio arriva dal mondo dell'associazionismo. E precisamente dalla Confindustria, dalla Confagricoltura e dall’Associazione piccole e medie imprese, pur se con differenze e peculiarità diverse. Allora, la categoria degli industriali sta ultimando un percorso di riorganizzazione interna, che prevede l’abolizione delle associazioni provinciali e l’istituzione di un’unica associazione regionale che si articolerà in otto territori.

E’ un processo di alleggerimento della macchina che potrebbe essere preso a modello da chi ha il dovere di governare la cosa pubblica.
La Confagricoltura ha fatto più o meno lo stesso cammino, superando i livelli provinciali. Ma in questo ambito resta un altro tipo di frammentarietà che non si regge più, che va assolutamente ripensato. Il riferimento è alle organizzazioni che difendono gli interessi di chi opera nel settore dell’agricoltura, ben tre per tutelare le stesse posizioni, per fare le medesime battaglie e le medesime rivendicazioni. La stessa cosa succede per gli artigiani e per i commercianti. Ma ha senso oggi come oggi mantenere in piedi tre organismi per ogni categoria e ognuno di questi si dispiega su un livello regionale e due provinciali? Le problematiche sono comuni, la crisi riguarda tutti, sarebbe meglio, oltre che intelligente e innovativo, sedersi attorno a un tavolo, fissarsi negli occhi e decidere di realizzare un vero cambiamento. Su questa strada si è inserita la ex Confapi che è dovuta passare per una scissione e per la creazione di un nuovo soggetto al fine di costituire un'unica associazione che assiste i piccoli e i medi imprenditori. Una scelta coraggiosa e lungimirante questa che va nella direzione giusta. Perché unirsi significa diventare più forti, irrobustire il potere contrattuale di fronte agli interlocutori e garantire meglio gli interessi degli associati. Non è un ragionamento peregrino, se solo si lasciassero da parte gli individualismi e le manie da prime donne.
La buona politica è anche questa e le forze sociali ed economiche non possono pretenderla solo da chi amministra se non sono loro stesse in grado di invertire la tendenza e guardare avanti. E’ la classe dirigente tutta chiamata a un rinnovamento, non solo quella strettamente politica.
I partiti sono deboli e forse hanno fatto il loro tempo perché non sono stati capaci di cambiare, lo tsunami ha sconquassato le vecchie logiche e i vecchi criteri. Chi non se ne rende conto rimane indietro, anzi rischia di bruciarsi perché la gente ha dettato un segnale chiaro, lampante, inequivocabile. Basta con la cattiva politica di ogni colore che ci ha trascinato in questa situazione. Basta con gli inciuci in generale, quelli tra forze diverse per uno straccio di governissimo e quelli interni per esempio tra giovani turchi e renziani per prendere in mano il Partito democratico.
Il Paese vuole la buona politica, vuole che si faccia presto un governo di ministri competenti e onesti, che chi sta nelle istituzioni pensi al bene comune, che chi è stato eletto nelle assemblee si ricordi sempre che rappresenta i cittadini e non se stesso. E i tempi non sono indifferenti, il Paese la buona politica la vuole adesso, non domani. Perché la crisi morde ogni giorno di più, demolendo la speranza e la dignità delle persone.
anna.mossuto@edib.it
www.annamossuto.it

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