mercoledì 25 marzo 2015

La spallata di papa Francesco

Editoriale Radio Onda Libera del 23 marzo 2015

La visita del Papa a Napoli è stata una tappa fondamentale nell'operatività nel cammino di evangelizzazione. L'accoglienza al successore di Pietro è stata calorosa, festosa, e questo era prevedibile, da parte di una città dove la vita non è mai stata facile ma mai triste. Come ha detto lo stesso Pontefice. Ma la giornata a Napoli è da sottolineare e incorniciare per i discorsi del Papa, che hanno toccato i mali di Napoli, dal lavoro alla corruzione, dell'immigrazione ai poveri, dal ruolo della Chiesa ai giovani.
La visita è cominciata da Scampia, la periferia problematica della città, da qui papa Francesco ha affrontato i primi temi. Come l'immigrazione - "siamo tutti migranti, siamo tutti uguali, gli immigrati non sono esseri di seconda classe" - o il lavoro. Parole forti contro lo sfruttamento e il lavoro nero e della mancanza di lavoro, che ha detto "ruba la dignità".
Non ha letto gli interventi, ha buttato i fogli, ha parlato a braccio e non ha usato parole di circostanza o formali, si è rivolto direttamente ai napoletani invitandoli a non lasciarsi rubare la speranza, a non vivere di facili guadagni e di redditi disonesti, a reagire alla camorra.
Ai camorristi ha lanciato un appello - "convertitevi all'amore e alla giustizia" -  della corruzione ha detto che "spuzza", ai detenuti di Poggioreale ha rivolto frasi di conforto dicendo che "nella vita non bisogna mai spaventarsi delle cadute l'importante e sapersi rialzare".
Importante anche il passaggio sulla politica. "La ‘buona politica - ha affermato - è un servizio alle persone, che si esercita in primo luogo a livello locale, dove il peso delle inadempienze, dei ritardi, delle vere e proprie omissioni è più diretto e fa più male".
La visita del Pontefice a Napoli è una spallata, un pugno nello stomaco perché ha chiamato i problemi con il proprio nome, responsabilità, futuro, spirito di povertà, dignità e speranza, scuotendo così la coscienza di una città. Ora tocca ai napoletani fare la propria parte: mettere in circolo e in pratica queste parole, interiorizzare l'energia che è arrivata dall'uomo vestito di bianco, rompere la catena dei lutti della camorra, reagire alla rassegnazione e alla mala politica. Per far sì che Napoli torni a essere una città splendente e soprattutto normale.


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