giovedì 5 marzo 2015

A predicare bene si fa presto

Editoriale Radio Onda Libera del 5 marzo 2015

Oggi parliamo di politica e corruzione, perché tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Dopo gli scandali Expo e Mose, il presidente del consiglio Renzi invocava provvedimenti duri, tipo che i corrotti e i corruttori dovevano essere allontanati per sempre dalla cosa pubblica. Bene, arriva un grillino qualsiasi, in questo caso il senatore Cappelletti, e traduce questa promessa in un emendamento al disegno di legge anticorruzione. Cosa succede? In un Paese normale con una politica normale sarebbe passato perché alle chiacchiere bisogna far seguire i fatti. Da noi, invece, lo stesso partito del premier, il Pd, lo boccia.
Eppure da mesi Renzi ripete che per i corrotti ci vuole il “Daspo“. Secondo lui politici e imprenditori condannati per tangenti vanno tenuti lontani dalla “cosa pubblica”, proprio come i tifosi violenti vanno tenuti lontani dagli stadi di calcio.
Il ragionamento del capo del governo è anche più articolato. L’importante è che passi un meccanismo per il quale l’Italia non solo i corrotti li va a scovare, ma quando li scova li processa in tempi certi e quando si scopre che sono colpevoli chi ha corrotto o concusso qualcuno, negli appalti pubblici non ci mette più piede. L’idea del "Daspo" è questa. E questa Renzi ha sempre sbandierato e detto in ogni occasione.
Solo che alla prova dei fatti, quando un emendamento prevedeva l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'incapacità di contrattare la pubblica amministrazione a tutti i condannati definitivi per corruzione, peculato e concussione, è stato bocciato. Eppure andava nella direzione indicata dal premier, che evidentemente parlava a titolo personale.
Questo fatto lo abbiamo voluto raccontare perché gli slogan e gli annunci hanno vita corta, anzi prima o poi vengono sbugiardati se non sono seguiti dai fatti. Questo episodio è soltanto l'ennesima dimostrazione di come la politica sia diventata una barzelletta che di tutto si occupa, di potere, posti e privilegi, tranne che dell'interesse generale, del bene comune dei cittadini.


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