domenica 1 giugno 2014

Tutta un'altra storia,
basta saperla leggere

Il punto del direttore dell'1 giugno 2014

A volte per descrivere un fenomeno politico si ricorre a termini che hanno a che fare con eventi naturali, come terremoto, tsunami, ciclone. Uno dei più abusati per rendere l’idea del verdetto delle urne è stato per esempio ciclone. Ma ci sono cicloni e cicloni. C’è il ciclone che travolge, c’è il ciclone annunciato che non arriva. C’è il ciclone che sorprende e quello che delude. Quello di Renzi alle europee è stato stupefacente, inimmaginabile, di una portata straordinaria. Quello di Renzi alle comunali lo stanno ancora cercando a Chi l’ha visto?
La disamina dei risultati ci consegna un quadro nuovo e per certi versi storico. Tantissime le considerazioni da fare e tantissimi gli spunti di riflessione, ma andiamo con ordine per non correre il rischio di fare confusione. Allora, l’Umbria ha segnato un Pd europeo forte e un Pd regionale debole. Un centrodestra in calo e un Movimento 5 Stelle che non ha fatto il botto, in linea con la tendenza nazionale.
La prima considerazione. In Umbria il Pd per l’Europa ha trionfato, oltre il 49 per cento, nove punti in più rispetto al dato generale. E’ stato percepito come il partito della speranza e per ciò super premiato. Ma la stessa performance non c’è stata nella scelta dei sindaci quando si è trattato di mettere una croce sul simbolo del Pd locale. Le spiegazioni possono essere diverse, ma a primo acchito la lettura più immediata e semplicistica è che quel vento di cambiamento per l’Europa non ha soffiato nei nostri municipi. Ergo, ballottaggio in 9 comuni sopra i 15mila abitanti su 11. Tre di questi erano governati da sindaci del centrodestra. I duelli che si svolgeranno l’otto giugno destano più clamore delle decine e decine di amministrazioni uscite dalle urne a guida centrosinistra. Allora cosa non ha funzionato per le comunali nel Pd che non è riuscito a imporsi al primo turno neanche a Perugia, oltre che a Terni, Foligno, Spoleto, Marsciano? E la stessa domanda vale in quelle città come Orvieto, Gualdo Tadino e Bastia il cui obiettivo era di strapparle agli avversari o Gubbio dove la lotta da sempre è tra due espressioni del centrosinistra. E’ giusto interrogarsi e riflettere sull’esito del voto ma una buona scusante esiste ed è onesto non ignorarla. Questa tornata non è paragonabile a nessun’altra perché mentre nelle precedenti consultazioni lo scontro era tra centrodestra e centrosinistra con altre formazioni a fare da comparse, il 25 maggio la lotta era fra tre forze e/o coalizioni: centrosinistra con il Pd sempre partito di maggioranza e non dappertutto compatto, il centrodestra diviso e non sempre unito, il Movimento 5 Stelle. Con questo scenario inevitabilmente i voti sarebbero stati frazionati in tre grandi tronconi, addirittura i sondaggi davano i pentastellati a un passo dai democratici, quindi i consensi hanno fotografato a pieno la situazione.
Ma è altrettanto vero che sotto la spinta propulsiva del ciclone Renzi i candidati a sindaco avrebbero dovuto guadagnare qualcosa, un minimo di valore aggiunto grazie all’onda lunga. Invece chi ha votato Pd per le europee a livello locale si è sentito libero di scegliere anche altri. Il sospetto è che forse la classe dirigente umbra non è stata considerata molto renziana, forse è stata ritenuta ancora e soprattutto espressione del vecchio apparato, di conseguenza la promozione piena del mandato, la vittoria al primo turno, non c’è stata.
La seconda considerazione. Nonostante in Umbria l’affluenza sia stata da record rispetto al resto d’Italia, l’astensionismo c’è stato. Quegli otto punti percentuali in meno si sono sentiti nel computo, eccome. La disaffezione verso la politica si sta facendo sentire anche da noi e a disertare le urne sono stati quelli che non si sono sentiti rappresentati da alcun candidato. La conseguenza è stata un calo consistente di voti da una parte e dall’altra. Chi canta vittoria dentro il centrodestra per esempio ha la memoria corta, basta rileggersi i numeri e le percentuali di cinque anni fa. E’ vero che le amministrative del 2009 possono annoverarsi nel capitolo delle elezioni archeologiche, ma il raffronto può essere fatto anche con le politiche di poco più di un anno fa e la musica non cambia. I partiti tradizionali hanno perso tutti per colpa dell’astensionismo e a causa di Grillo. Quelli minori sono diventati sempre più piccoli ai limiti della visibilità. L’effetto principale è l’irrilevanza della coalizione da una parte e l’affollamento di liste e listine dall’altra.
La terza considerazione. Il titolo potrebbe essere veleni e muscoli. I primi quelli che hanno accompagnato la campagna elettorale e ora i ballottaggi. Insulti dal vivo e via social, aggressioni verbali e attacchi sconsiderati. A Perugia come a Terni, passando per tutte le altre città. I secondi rientrano nelle prove di forza dirette e indirette che si sono riversate sulle preferenze. E’ stata una battaglia a suon di santini, con personaggi di spicco che si sono spesi alla grande per ottenere il miglior piazzamento dei loro beniamini o delle loro beniamine. A volte riuscendoci, a volte non centrando a pieno le aspettative.
Ultima considerazione pensando ai ballottaggi e al dopo.
Entro oggi devono essere decisi gli apparentamenti, chi ha perso può dare indicazione al proprio elettorato su chi votare. E su questo punto se ne sono viste di tutte e di più, compreso il mercanteggiamento per un posto in giunta o da qualche altra parte ma per motivi di spazio è inutile soffermarsi ora. L’otto sera avremo i nomi dei sindaci che guideranno i comuni più grandi dell’Umbria, a loro spetterà il compito di formare le squadre.
L’auspicio è che il criterio di scelta sia solo quello della competenza e non del manuale Cencelli. La politica non può più permettersi di ragionare con le vecchie logiche e i vecchi schemi, assegnando prebende e poltrone a prescindere dalle capacità. Il sistema di una volta non funziona più, e i primi a rendersene conto dovrebbero essere proprio quelli che si riscoprono renziani o si dichiarano più renziani di Renzi e ora fanno a gara per salire sul carro del vincitore. Ma il voto del 26 maggio racconta tutta un’altra storia. Basta saperla leggere.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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