venerdì 6 giugno 2014

La "ferita" inguaribile delle tangenti

Editoriale Radio Onda Libera del 6 maggio 2014

Dopo l’Expo di Milano, il Mose in Veneto. Le grandi opere vengono sommerse dalle tangenti, riemerge un passato che invano il tempo e ultimamente il vento di Renzi avevano cercato di lasciare nell'archivio. E invece ora il presidente del Consiglio è costretto di nuovo a commentare ”un’amarezza enorme”, una “ferita”. E tutti possiamo constatare che il sistema della corruzione è più vivo che vegeto, più forte di prima.

Siamo d'accordo con Renzi quando dice che al netto della presunzione di innocenza garantita dalla Costituzione, “un politico indagato per corruzione andrebbe indagato per alto tradimento. Il problema della corruzione non sono le regole che non ci sono ma quelle che non si rispettano”. L'auspicio è che i processi vadano veloci e si arrivi a sentenza il prima possibile. Ma il problema non si può nascondere, celare dietro frasi di circostanza, così tanto per commentare fatti così gravi. 
Lo scandalo Mose è trasversale, coinvolge il sindaco di Venezia vicino al Pd e altri esponenti democratici, investe due ex ministri di Forza Italia come Galan e Matteoli.  Questo vuol dire che i partiti tradizionali sono tutti sullo stesso piano, nel senso che il meccanismo delle mazzette per i lavori pubblici non conosce colore. 
Certo, la responsabilità è personale, si sente dire in giro, ci mancherebbe altro questa è una verità, una garanzia assoluta. Ma se come sta venendo fuori pagare le mazzette è normale allora si tratta di un sistema diffuso, allora è giusto parlare di responsabilità politica. E la risposta non può essere solo quella della giustizia ordinaria. Ci vuole un'assunzione di responsabilità più generale per smantellare il malaffare generato dalla politica.

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