domenica 22 giugno 2014

Il Pd ancora stordito
Romizi lavora e ricci in bus

Il punto del direttore del 22 giugno 2014

Dopo la batosta e lo sconforto, ora volano gli stracci. Tra dimissioni ventilate, presentate e minacce di vario genere, il momento del confronto dentro il Pd comincia dal livello comunale e segna come primo colpo il gran rifiuto di Wladimiro Boccali, il sindaco bocciato e umiliato, a sedere in consiglio comunale sui banchi dell'opposizione. Ha preferito togliere il disturbo convinto di essere di impaccio e inopportuno. Una scelta dignitosa anche se più di qualcuno ha sottolineato che in politica si rimane anche quando si perde. Ma entrare nel merito di una decisione così sofferta non è elegante e va solo rispettata, sicuramente all'ex sindaco gli fa onore il fatto che si sia voluto prendere sulle spalle tutto il carico della sconfitta.

Detto questo, è iniziato il gioco al massacro, il j’accuse su chi ha ingannato, su chi ha scientemente tradito non facendo bene i conti perché alla fine il segnale si è tramutato in una sonora debacle per chi l'ha lanciato e in un successo dell'avversario Andrea Romizi del centrodestra. Aver perso Perugia per il Pd e tutto il centrosinistra è stata una mazzata di gigantesche proporzioni. E anziché interrogarsi sulle cause della disfatta, mettersi in discussione, ammettere responsabilità e colpe, i dirigenti si accusano a vicenda, con tanti Ponzio Pilato ad affollare le prime file. Uno spettacolo ai limiti della decenza e soprattutto gratuito. Solo una discussione seria e franca, senza infingimenti e ipocrisie, potrebbe sgombrare il tavolo quanto meno dalle allusioni e far ripartire il dibattito dentro il partito. I volti nuovi che servono non sono solo quelli con la carta d'identità meno sgualcita, meglio avere dirigenti con qualche anno in più, anche i capelli bianchi e una capacità e una passione da far invidia ai giovani a tutti i costi, a quelli che la politica la masticano durante qualche happy hour e qualche post su facebook.
Insomma la botta ancora è lontano dall'essere smaltita e metabolizzata, e soprattutto non si intravede una via d'uscita, un percorso su cui incanalare uno straccio di ragionamento. Comunque domani è fissata l'assemblea regionale, vedremo se miracolosamente salendo di grado si innalzerà il livello della discussione.
Intanto a proposito di contributi seri e pragmatici da segnalare l'intervento del sindaco di Todi Carlo Rossini su queste colonne che ha sottolineato come oggi gli unici in trincea nei territori ad amministrare e a interpretare una qualche linea politica sono i sindaci. Fa bene il primo cittadino tuderte quando auspica che il Pd ascolti i sindaci e non si limiti a farsi portavoce di istanze. Ma, c'è un ma grosso come una casa. Il Pd e in genere tutti i partiti sono ancora capaci di ascoltare, di intercettare quello che arriva dai paesi? E soprattutto chi sono i dirigenti che rappresentano i partiti? Qui sta il punto vero, caro Rossini. Lo spessore dei partiti e di chi li comanda o pensa di comandarli. La crisi non è di oggi, va avanti da anni, la politica è diventata una gara a slogan, a spot o post o twitter, o i soliti bla bla bla. Altro che visione, lungimiranza, progettualità e tutte quelle belle parole. Eppure ci sono temi importanti come quello delle macroregioni che dovrebbe interessare il futuro di noi tutti.

Un passo avanti è stato fatto con il via libero della commissione europea che ha dato il placet alla strategia dell'area adriatica-ionica, quindi Umbria-Marche, con relativi piani di lavoro e di interventi. Un argomento questo da affrontare e cavalcare considerato che i confini delle regioni sono sempre più labili e meno identitari. Per mancanza di spazio l'approfondimento in merito è solo rinviato. Tornando alle questioni nostrane, i sindaci eletti all'ultima tornata sono alle prese con la formazione delle giunte. Alcuni hanno già ufficializzato le squadre, gli altri le stanno definendo. A Perugia Romizi ci sta lavorando e un paio di suggerimenti li vogliamo formulare. Il primo è di non restare invischiato e intrappolato nei lacci e lacciuoli dei partiti, ogni primo cittadino ha una forza incredibile perché eletto dal popolo e a questo deve rispondere. Il secondo è di scegliere i suoi uomini e le sue donne sì cercando di dare visibilità alle forze che lo hanno appoggiato ma il criterio principale deve essere quello della competenza. I cittadini chiedono di essere governati e non di assistere a baruffe interne, a diatribe o peggio ancora a regolamenti di conti. Lo sguardo si è già allungato agli altri Palazzi della politica, Provincia e soprattutto Regione dove è in corso la discussione sulla nuova legge elettorale. Qui si sta cercando un punto di intesa, eliminando qualche bruttura come il listino e confermando le preferenze. I nodi restano i collegi, uno o due, e il voto di genere. L'obiettivo è di approvare la legge a settembre, una corsa contro il tempo. Anche questo tema merita, quando le posizioni dei partiti saranno più chiare, un approfondimento.
Intanto c'è chi, come il sindaco di Assisi Claudio Ricci, in campagna elettorale da qualche mese ha ufficializzato la sua discesa in campo con una convention a cui hanno partecipato 400 persone. Come un diesel il primo cittadino della Serafica con la sua Umbria Popolare girerà la regione in lungo e in largo, con un piccolo bus, per farsi conoscere e raccogliere indicazioni per il programma. Ricci è fin troppo deciso, l'unica indecisione riguarda i compagni di viaggio, nel senso che la coalizione non è definita ma aperta a tutte le liste civiche. Il rischio è di una grande ammucchiata con orientamenti contrapposti come quando con disinvoltura ha appoggiato movimenti vicino al centrosinistra in una città e forze vicino al centrodestra in un'altra. Prima o poi una linea se la dovrà e potrà anche essere quella di viaggiare al di fuori dei partiti. Ma per onestà va detto e soprattutto bisogna essere coerenti altrimenti il navigatore impazzirà.
anna.mossuto@gruppocorriere.itwww.annamossuto.it

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