La strada delle riforme non è lineare, è piena di curve e
ostacoli. E anche di fronde. Soprattutto dopo l'incontro tra Renzi e Movimento
5Stelle. Due sono quelle si stanno formando e di una certa consistenza, una
dentro il Partito democratico, l'altra dentro Forza Italia. Al centro di tutto, per ora, la riforma del Senato.
Nella maggioranza sono 18 i senatori che hanno firmato un subemendamento al disegno di legge costituzionale per ripristinare l'elezione diretta dei senatori (e di questi, 16 sono dem) contraddicendo uno dei capisaldi della riforma del premier. E se l'approvazione in commissione arriverà, quella in
aula non è scontata perché sarebbero determinanti i voti di lega e Forza
Italia. A meno che dopo l'incontro con i grillini questi non facciano grandi
aperture.
Comunque, la seconda fronda è dentro il partito di
Berlusconi. Perché nonostante il patto tra Renzi e l'ex Cavaliere, molti
senatori preferirebbero un Senato elettivo, come quello che c'è adesso. Insomma
non vogliono cambiare, non vogliono perdere posti. E questo, scusate la franchezza, era prevedibile.
Nel
nostro pPese abbiamo quasi mille parlamentari tra deputati e senatori,
eliminarne un terzo non sarebbe la fine del mondo. Eppure a decidere la fine
dei senatori dovrebbero essere gli stessi senatori in carica... della serie
dovrebbero decidere la loro estinzione, il loro suicidio. Beh ci sembra
scontato almeno un po' di resistenza.... é chiaro che siamo d'accordo
pienamente con Renzi per l'eliminazione di una seconda aula che fa le stesse
cose della prima, per la riduzione dei parlamentari perché così si taglia la
spesa pubblica e si semplifica la macchina della pubblica amministrazione.
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