martedì 24 giugno 2014

L'esagerazione verbale del prefetto

Editoriale Radio Onda Libera del 23 giugno 2014

Perugia di nuovo al centro delle polemiche e della ribalta nazionale. A causa delle frasi colorite e inopportune pronunciate dal prefetto Reppucci in un incontro per smentire che Perugia sia la capitale della droga. La vicenda comincia due giorni fa quando il prefetto, con accanto il procuratore generale Giovanni Galati e i vertici delle forze dell'ordine, in una conferenza stampa sostiene che il problema della droga “esiste a Perugia come nel resto d’Italia ma non con le dimensioni apocalittiche che vengono rappresentate, non è una centrale dello spaccio". 
Poi l’affondo: il prefetto spera “che i padri taglino le teste ai figli che assumono stupefacenti” e aggiunge che “il cancro è lì nelle famiglie, se la mamma non si accorge che suo figlio si droga è una mamma fallita e si deve solo suicidare”. Il procuratore della Repubblica Duchini si è dissociata “in maniera netta” da quelle frasi: “Le famiglie, che non devono sentirsi isolate ma piuttosto supportate e coinvolte”.
Il prefetto per spegnere le polemiche ha detto che si trattava solo di una provocazione nell'ambito di un discorso più ampio. E voleva essere un richiamo alle famiglie a fare di più , al loro senso di responsabilità. Ma la polemica si è ravvivata fino all'intervento del ministro Alfano, che ha annunciato che rimuoverà Reppucci, provvedimento condiviso dal presidente del consiglio Renzi.
Ecco fin qui la storia. Fare qualche considerazione non è semplice nel senso che verrebbe voglia di schierarsi come fanno i tifosi con una parte o con l'altra ma su un tema così delicato, la droga e le famiglie, non pare proprio il caso.
Allora sicuramente il prefetto non avrebbe voluto dire seriamente quello che ha detto, perché se dette con convinzione sono frasi inaccettabili pur nella loro paradossale verità. Perché Reppucci avrà voluto chiamare al loro dovere genitori che a volte sono disattenti a ciò che succede nella vita degli figli. In questo senso l'esagerazione verbale, che fin quando si parla di fallimento ci può stare, quando arriva a invitare al suicidio allora è un'abnormità, è una frase colorita che da un perfetto o da un uomo delle istituzioni non vorremmo mai sentire.


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