Editorale Radio Onda Libera del 30 luglio 2013
La politica è in fibrillazione, oggi più che mai. C'è attesa per la sentenza
della Cassazione sul caso Mediaset, il processo sulla compravendita dei diritti
televisivi dove l'imputato Berlusconi rischia una condanna pesante. Secondo
indiscrezioni il verdetto potrebbe slittare a domani o dopo. Resta comunque il
fatto che questa udienza, che rappresenta il giorno del giudizio per Berlusconi,
può essere anche un punto di non ritorno per il suo partito e per il governo
Letta. Anche se il premier ha detto di non temere conseguenze dalla decisione
dei giudici.
Dentro i partiti, Pdl e Pd, l'agitazione è massima. Il
diretto interessato aveva detto e poi smentito, "non farò l'esule come Craxi,
andrò in carcere". La galera è un'ipotesi remota per effetto dell'indulto; a
pesare è, se la pena sarà confermata, l'interdizione per 5 anni dai pubblici
uffici, quindi la certezza di essere eliminato dalla vita politica.
L'aspetto che vogliamo sottolineare, più che quello giuridico, è quello
politico. Perché abbondano gli interrogativi pensando alle conseguenze, alle
reazioni in caso di conferma della sentenza. I parlamentari del Pdl minacciano
l'abbandono delle aule parlamentari e minacciano la crisi di governo. Anche se
c'è chi cerca di minimizzare, di gettare acqua sul fuoco.
Dentro il Pd
la situazione è più delicata e complessa. Già la base non riesce a digerire il
patto di governo con Berlusconi, ora se il Cavaliere dovesse essere condannato
il malessere è destinato ad aumentare tenendo conto che all'orizzonte c'è
anche il congresso, quindi un vero e proprio regolamento di conti. E se alcuni
dirigenti sostengono che il governo non corre alcun pericolo, una parte dei
democratici e' pronta a lanciare un aut aut al governo.
Ora al di là dei
nervosismi e senza parteggiare per nessuna delle fazioni, la sola cosa di buon
senso che andrebbe sostenuta e sottolineata a nostro avviso è che i singoli
casi giudiziari non debbano interferire nella vita e nelle attività delle
istituzioni.
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