Il primo viaggio del Papa è emblematico, perché a
Lampedusa, alla periferia dell'Europa, al sud del continente. E qui nell'isola
simbolo dell'immigrazione ha incontrato i migranti. Ha celebrato messa e ha usato parole durissime durante
l'omelia. "La cultura del benessere - ha detto - ci rende insensibili alle
grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, in una situazione che porta
all'indifferenza verso gli altri. La sofferenza degli altri pare non
interessarci, non riguardarci".
Papa Francesco ha dato una scossa ammettendo di essere
andato a Lampedusa per scuotere le coscienze.
E' stato un viaggio emblematico per tanti aspetti. Innanzitutto,
Francesco vuole testimoniare la sua vicinanza, la sua "prossimità" alle
situazioni di disperazione, di povertà, di degrado. A quei mondi che ormai
fingiamo di non vedere, ai quali siamo insensibili.
L'invito, testimoniato con la presenza e i gesti prima
ancora delle parole, è a non chiudere il cuore, a uscire dalle comode "bolle di
sapone", per guardare in faccia la realtà e in nome di un Dio fattosi uomo per
patire con noi, accogliere e «custodire» questi fratelli che soffrono. È un
esame di coscienza per tutti, nessuno escluso. È un costringere a fare i conti
con se stessi.
Ma la breve visita a Lampedusa è emblematica anche per
altri fattori. Per esempio papa
Francesco ci ha fatto vedere che il Pontefice può girare senza guardie del
corpo e senza scorte, senza codazzo di istituzioni e prelati.
La semplicità sembra la parola d'ordine di questo Papa
venuto dalla fine del mondo. E in poche settimane ha già rivoluzionato il cerimoniale
del Vaticano, ha già disorientato tutti coloro che non s'aspettavano un
Pontefice capace di rompere gli schemi rigidi di un protocollo antico e
solenne. Invece Bergoglio sta operando una vera e propria rivoluzione. E la
gente lo apprezza, lo acclama. Allora vuol dire che ha ragione lui.
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