mercoledì 10 luglio 2013

La crisi ha fatto un altro morto

Editoriale del direttore dell'8 luglio 2013

Una notizia triste, emblematica di un disagio profondo. Un ragazzo di 26 anni si è ucciso perché senza lavoro. Il dramma si è consumato in un paese nel Milanese, in Brianza. Da tempo il giovane era depresso, la disperazione lo aveva assalito per il fatto di non essere più indipendente dal punto di vista economico. Il giovane si è sparato in casa dei genitori, con cui viveva; secondo quanto riferito dagli investigatori alla base del gesto ci sarebbe, ancora una volta, la crisi economica e quella personale di un ragazzo che non sopportava più di sentirsi un fallito, di non riuscire a trovare un lavoro, di mantenersi. 

Il particolare è emerso dai familiari, che lo vedevano da tempo molto preoccupato, cioè da quando aveva smesso di lavorare come muratore senza più riuscire a trovare una nuova occupazione e ripeteva come un mantra che non aveva nemmeno i soldi per le sigarette.
Questo suicidio è soltanto l'ultimo di una lunga serie di vittime della crisi, di imprenditori in difficoltà che hanno pensato di farla finita, di pensionati che hanno pensato di togliere il disturbo perché non riescono a sopravvivere con la pensione, di giovani che non vedono un futuro. 
Il quadro è drammatico, sono sempre di più le famiglie che chiedono aiuto alla Caritas,  il tasso di disoccupazione è da record, il malessere sociale rischia di sfociare in tensioni. Il governo, le istituzioni hanno il dovere di fare qualcosa di concreto,  e non di rinviare ogni decisione. Inutile prevedere gli sgravi fiscali per chi assume, le fabbriche chiudono perché non producono, figuriamoci se gli imprenditori possono pensare ad assumere. 
Il lavoro è la vera, l'unica emergenza di questo Paese. Se chi ci governa non se lo mette in testa e soprattutto non si mette una mano sulla coscienza allora sarà difficile nutrire una speranza.

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