In politica i partiti parlano bene e razzolano male.
Questa la premessa. La notizia è che la
Camera dei deputati ha bocciato la mozione del Movimento 5Stelle sul
finanziamento pubblico ai partiti, per la precisione si chiedeva la sospensione
della rata dei rimborsi di luglio in attesa della nuova legge di riforma
dell'intero sistema. Subito dopo la
bocciatura, in Aula e fuori dal Parlamento è scoppiato il caos.
I deputati grillini hanno lasciato per protesta l'Aula
della Camera senza attendere il voto sulle altre mozioni e passando davanti ai
banchi del governo, hanno depositato su di essi finte banconote da 500
euro. La protesta si è trasformata in
un sit in all'esterno di Montecitorio.
La mozione approvata dalla maggioranza, Pd, Pdl e Scelta
civica, è in linea con le indicazioni del governo sul tema dei fondi dei
partiti, con il passaggio dai rimborsi elettorali al finanziamento indiretto dai
cittadini, su base volontaria e con agevolazioni fiscali. E questo è sicuramente un aspetto positivo
perché è ora di finirla con i soldi pubblici a pioggia, è ora di finirla con
il sostentamento a partiti e partitini. Certo, se poi approfondiamo scopriamo
che la riforma se verrà approvata partirà dal 2017 allora ci cadono le braccia.
E avremmo voluto che il parlamento avesse approvato subito la sospensione dei
rimborsi da subito e proprio nel giorno in cui si viene a sapere il record del
debito pubblico, oltre duemila miliardi.
E alla fine dei giochi come si suol dire? "I partiti si
tengono i soldi: 91.354.339 euro". Questa è la sostanza, il succo della
votazione alla Camera. Intanto il Paese diventa sempre più povero, gli ultimi
dati parlano di 9,5 milioni di cittadini che vivono in condizioni precarie, una
famiglia su cinque. Che aggiungere? Niente.
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