Il Parlamento ha approvato una norma salva sindaci, una
norma che salva la doppia poltrona. Grazie a un emendamento trasversale
Pd-Pdl-Scelta civica, c'è stato il via libera ai doppi incarichi dei
parlamentari che guidano anche i Comuni. Il tutto è accaduto martedì notte e si discute del "decreto del fare", una
domanda sorge spontanea: cosa c'azzecca quella norma che tutela, ancora una
volta, la casta con sviluppo e occupazione e temi economici?
Nel mirino c’è la legge con cui Tremonti aveva sancito
l’incompatibilità di ruoli di governo per chi ricopriva la carica di sindaco.
Con un tratto di penna non solo è stata cancellata questa incompatibilità, ma
è stato salvaguardato il ruolo di sindaco per chi è stato eletto parlamentare
a patto che il Comune superi i 5mila abitanti. Una sorta di “tana libera
tutti”, per intenderci. Di questi tempi, un passo non da poco.
Nel 2011 era stato
previsto di far scattare la norma “dalle prossime elezioni politiche”, cioè
quelle che si sono svolte a febbraio. L’emendamento approvato nel blitz
notturno, stabilisce invece che l’incompatibilità scatterà solo con le prossime
elezioni comunali. In sostanza si permette ai sindaci, attualmente
incompatibili, di concludere il loro mandato da primo cittadino. Restando,
ovviamente, in Parlamento.
Approvare un emendamento come questo significa
certificare per l'ennesima volta la distanza della politica, di certi politici,
dal mondo reale. Dopo la bocciatura della mozione che prevedeva la
sospensione dei finanziamenti pubblici ai partiti, questa è un'altra brutta
pagina della politica di casa nostra. Possibile che chi siede nei palazzi pensa
soltanto ed esclusivamente ai propri interessi e non a fare qualcosa di
concreto per il bene del Paese?
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