Il lavoro non c'è e non si crea. anzi si perde con una
velocità impressionante. La situazione è difficile, le previsioni sono
pessime. Secondo i dati Excelsior di Unioncamere e ministero in Umbria nel 2013
si perderanno qualcosa come 4.500 posti di lavoro. Una stima terribile, gigantesca, se divisa per i mesi
significa 400 occupati in mese al mese. Ancora più sconvolgente.
Stando al rapporto
che si basa su 94mila imprese del settore industriale e di quello dei servizi
intervistate in tutta Italia tra gennaio e maggio, nella regione le assunzioni
nell’anno in corso saranno 6.480 mentre le "uscite", ovvero pensionamenti,
licenziamenti e cessazioni, ammonteranno a 10.960. Quindi tra entrate e uscite
il saldo è negativo del 2,8 per cento, lo 0,6 in più della media italiana.
Ma il quadro generale è ancora più disarmante. Inutile dilungarsi su altri numeri. A dare
l'allarme ieri anche il Papa, che recandosi in Brasile ha detto
testualmente: "Corriamo il rischio di avere un’intera generazione che non
avrà mai trovato lavoro…". Quel lavoro da cui
"viene la dignità personale di guadagnarsi il pane… La crisi mondiale non
fa cose buone con i giovani, visto che, sul mercato, un disoccupato ha sempre
maggiore difficoltà a ottenere un impiego". Il Pontefice ha denunciato con la consueta
semplicità la cultura del degrado sul lavoro, che non si corregge con leggine
ad hoc, ma ricreando nuovi lavori.
Sembra una ricetta banale ma non lo è... se pensiamo ai
numeri questi sì drammatici di una nuova categoria, i giovani chiamati "né-né",
quelli che non studiano, non lavorano e nemmeno lo cercano, il lavoro. Una
generazione di ragazzi e ragazze sfiduciati, senza certezze, senza possibilità
di progettare il futuro, in una parola senza speranza. E il richiamo di Papa
Francesco è azzeccatissimo, il rischio di saltare una generazione che non ha
mai lavorato. A cui, per questo, è stata rubata la dignità.
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