martedì 2 luglio 2013

Italia da record per la disoccupazione

Editoriale Radio Onda Libera del 2 luglio 2013

La disoccupazione è al 12,2%, il nuovo massimo storico, il dato più alto da quando sono state avviate le rilevazioni Istat, nel 1977, 36 anni fa. E per la prima volta la percentuale dei senza lavoro in Italia supera la media europea. Pensate che a maggio i disoccupati sono aumentati di 56mila unità. Una cifra spaventosa. Il tasso di disoccupazione giovanile, che interessa cioè ragazzi tra i 15 e i 24 anni, è volata al 38,5 per cento.
Ormai nella Penisola il numero delle persone in cerca di un posto oltrepassa ampiamente i tre milioni, con quasi mezzo milione in più totalizzato nel giro di un solo anno.
Tutti dati che suscitano reazioni preoccupate. Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ammette come le cifre testimonino "la gravità della crisi".  Questi dati non fanno altro che "richiedere ancora di più un impegno da parte del Governo" ma, precisa, l’esecutivo ha fatto "molto", ricordando che il decreto legge per il rilancio dell’occupazione, a partire da quella giovanile, "non è da considerare una goccia nel mare".
D’altra parte il leader degli industriali, Giorgio Squinzi, fa notare come "purtroppo" l’ulteriore peggioramento fosse atteso. E riconosce che il governo ha compiuto fatti nella direzione giusta anche se a suo giudizio personale si tratta di "piccoli passi".
Ma al di là della scorpacciata di cifre e percentuali, la situazione è veramente triste. E a tal proposito condividiamo l'azione del governo di attuare provvedimenti finalizzati a incentivare l'occupazione giovanile. Ma li riteniamo non sufficienti. Anche perché è perfettamente inutile prevede benefici fiscali per chi assume i giovani quando il lavoro non c'è è addirittura le fabbriche chiudono. Un'impresa se non produce non assume anche se ci sono le agevolazioni fiscali. È un concetto semplice, quasi banale. Poi è inutile pensare solo ai giovani, mettere in cantiere leggi ad hoc, quando a finire disoccupati dall'oggi alla mattina sono anche i quarantenni, i cinquantenni, e per loro è arduo, se non impossibile, rientrare nel mercato.
Insomma, a nostro avviso, i palliativi non servono a nulla, non tamponano più, la questione lavoro è l'emergenza di questo Paese e di questo momento. Occorrono misure serie una volta per tutte.  Perché la gente non ne può più di chiacchiere. Chi governa ha il dovere di fare qualcosa.  E di farlo subito.

Nessun commento:

Posta un commento