domenica 2 dicembre 2012

La politica del futuro
al bivio delle primarie

Il punto del direttore dell'1 dicembre 2012

La cosa certa è che l’esito del ballottaggio di oggi contribuirà a chiarire e definire il quadro politico. Il centrosinistra, o meglio il Pd, è chiamato a scegliere il candidato a presidente del consiglio tra Bersani e Renzi. Il segretario sulla carta parte avvantaggiato se si considera il voto di domenica scorsa, ma il sindaco di Firenze si è messo di buzzo buono a giocarsi la partita. A dimostrare che la sfida non è finta, anzi tutt’altro, bastano le polemiche e le accuse sulle regole.
Comunque le primarie hanno avuto il merito di riavvicinare i cittadini alla politica, quindi sono salutari per i partiti perché indicano qual è la rotta da seguire. Quella del cambiamento, quella della novità. Nelle regioni rosse il segnale è stato forte come un pugno nello stomaco per l’apparato piddino, per la classe politica attuale. E’ stato detto e scritto a iosa nei commenti post voto. Quindi la settimana è passata, dopo lo stordimento e l’esultanza dipende dai punti di vista, ventre a terra a fare campagna elettorale. E il clima è stato incandescente, con i bersaniani in giro per la regione dopo essere stati bacchettati a dovere per lo scarso impegno e la sottovalutazione degli avversari, e i renziani, sempre baldanzosi e speranzosi, più caricati che mai nel sognare il sorpasso.
Considerata la vicinanza temporale con il secondo turno, l’establishment del partito, quello bocciato dal voto, non si è soffermato più di tanto a riflettere sulle ragioni del segnale di cui sopra. Lo si evince da certe dichiarazioni
rilasciate da personaggi di primo, primissimo, piano della scena politica regionale.
Una tesi, veramente originale e divertente, è quella secondo cui a Terni ha vinto Bersani perché i ternani guardano lontano. Come a dire che a Perugia ha vinto Renzi perché i perugini sono limitati. Per non parlare di chi, come in uno spot, ha pronunciato frasi del tipo "se vince Renzi si torna indietro". Indietro da che? Da questo sistema che pensa a preservare se stesso? Da questa politica che non è capace di rinnovarsi, non è capace di pensare all’interesse generale ma solo a quello privato? Da questi partiti che ingoiano milioni e milioni di soldi pubblici? Da questi politici che si preoccupano solo di trovare lo sponsor di turno per farsi (o rifarsi) un giro in una qualche istituzione senza essere eletti ma nominati? Beh, la speranza è che chiunque vinca abbia la volontà e la capacità di fare qualcosa per cambiare. E di impegnarsi sul serio, senza ritardi e soprattutto senza alibi. Perché il grado di sopportazione di questo andazzo è arrivato al limite, anzi è stato già superato. Resta il fatto, già sottolineato, che le primarie sono positive e lo hanno dimostrato i numeri dell’affluenza, le migliaia e migliaia di persone che si sono recate ai seggi. E questo vale ovviamente solo per il centrosinistra.
Il centrodestra invece versa in uno stato confusionale senza precedenti, assumendo toni che sfiorano il ridicolo e il patetico. Con il padrone del partito che annuncia le primarie, poi le annulla, poi annuncia che rifà un partito, poi fa marcia indietro, poi annuncia che discende in campo, poi ci ripensa. Intanto i giorni passano e i pidiellini rischiano di precipitare in una crisi di nervi che segue quella da disorientamento totale. E intanto le cifre nei sondaggi scendono implacabili e impietose.
Anche a livello regionale tra marce avanti e retromarce i dirigenti locali non sanno che pesci pigliare e a che santo votarsi. Una direzione certa è presumibile si imbocchi a giorni, forse a ore, dopo il verdetto che decide il vincitore tra Renzi e Bersani. Gli umori sono veramente sotto i tacchi, spuntano dichiarazioni pesanti, a volte anche condivisibili, di leader come Lignani Marchesani e De Sio che sparano a zero sugli ideatori di questo penoso balletto. E non si fa mistero neppure di un imbarazzo consistente, sempre tra gli apicali, alcuni dei quali meditano addirittura di sbattere la porta del Pdl e uscire dal partito. Il contrordine è di ieri sera, le primarie si faranno. Almeno così ha detto Alfano. Sarà vero? Sì, forse fino a prossima smentita. Non è proprio questa la strada per andare in paradiso, e neppure in purgatorio, tanto meno per riguadagnare i consensi perduti. Per questo Pdl vale veramente il detto “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.
anna.mossuto@edib.it
www.annamossuto.it

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