giovedì 27 dicembre 2012

Una vigilia bollente
aspettando le liste

Il punto del direttore del 23 dicembre 2012

Il governo non c'è più, il nervosismo dentro i partiti sì e pure tanto. C'è chi va, c'è chi viene, chi si prepara alle primarie e chi sogna un posto da qualsiasi parte, chi tentenna per il battesimo da politico e chi si scalda per entrare in pista. Mai avremmo immaginato una vigilia di Natale così bollente. Mai avremmo pensato di mangiare il panettone tra raccolte di firme e margherite da sfogliare (mi candido o non mi candido, mi candidano o non mi candidano, e semi candidano sarà qui o là).
Ma cerchiamo di andare per ordine perché la situazione è già confusa di per sè. Allora, partiamo dal Pd che in quattro e quattr'otto ha deciso di fare le primarie per le candidature al parlamento. In linea di principio una scelta saggia e giusta quella di affidare ai cittadini la possibilità di scegliere da chi farsi rappresentare.
Ma sulla questione delle regole e soprattutto delle deroghe si è scatenato il finimondo (non quello dei Maya) e alla fine tra veleni e doppie quote (la riserva dei renziani e delle donne) in Umbria solo quattro sono stati i privilegiati. E cioè il segretario regionale Bottini, l'assessore regionale Rossi e i sindaci di Corciano e Umbertide Ginetti e Giulietti.
Il grande escluso è l'assessore regionale Riommi, che proprio bene non c'è rimasto visto che non si è neppure presentato alla conferenza stampa di fine anno e nel contempo ha rilasciato dichiarazioni al vetriolo. In politica i conti si fanno sempre, in ogni momento, e le rendite di posizione per fortuna non durano in eterno. Detto questo, il 29dicembre si voterà e gli esponenti in lizza si contenderanno un posto tra i candidati al voto di febbraio. Un' opportunità da non lasciarsi scappare, anche perché con questa legge elettorale vale la pena provarci, non si sa mai, da semisconosciuto ti ritrovi onorevole ed è come aver fatto bingo o tredici al totocalcio. Certo se poi si pensasse anche un po' alla politica nel vero senso della parola e non solo ai fini personali sarebbe meglio... Comunque parecchia confusione si è respirata anche in Piazza della Repubblica dove alla fine si sono ritrovati in appena 14 nella sfida a colpi di primarie e non sono stati coperti neppure tutti i posti disponibili, ma su questo non ci sono problemi perché di sicuro ci saranno i catapultati dal nazionale o quelli che faranno parte della "riserva" del segretario.
La scelta dei candidati e la questione delle deroghe ha inasprito i rapporti dentro il Pd e non solo tra le correnti,ma addirittura all'interno della stessa corrente, che sia bersaniana o renziana non ha importanza. E anche tra i parlamentari uscenti. Al punto tale da spingere una senatrice come Anna Rita Fioroni a gettare la spugna e dire il famoso "non ci sto" di scalfariana memoria. Le ragioni che l'hanno indotta al gran rifiuto sono dettate dalla volontà di sottrarsi a un regolamento di conti interno al partito e soprattutto di non cadere nelle varie trappole seminate in lungo e in largo per il territorio umbro.
Anche un altro parlamentare uscente, l'onorevole Walter Verini, ha deciso di non candidarsi alle primarie però spera di rientrare nella quota imposta dal nazionale. Un comportamento un po' strano visto che il braccio destro di Veltroni è stato tra i più accesi sostenitori delle primarie dacuinacque5anni fa il Partito democratico. Forse per queste primarie nostrane non ci sono le garanzie di serietà, sembrano un tantino raffazzonate. Poi c'è il capitolo di quelli uscenti come la Sereni e Agostini che godono già della tutela del nazionale. Comunque dopo i due turni di primarie per la leadership nazionale del centrosinistra, eccoci alla terza consultazione in un mese. Della serie le primarie fanno bene al partito, in termini di partecipazione sicuramente. Esattamente il contrario di quello che pensano dalle parti del centrodestra. Dove dopo la ridiscesa in campo del Cavaliere si sta verificando, come era prevedibile, l'implosione o l'esplosione del Pdl. A livello centrale e non solo.
I vertici del partito in Umbria, De Sio, coordinatore provinciale a Terni, e Lignani Marchesani, vice coordinatore per il Perugino, si sono dimessi dal partito e sono andati con i "Fratelli d'Italia" di La Russa, Crosetto e Meloni. Una decisione che rischia di spappolare il Pdl ma i due esponenti hanno fatto una scelta di coerenza. Perché da tempo si sono espressi esplicitamente contro quello che sta accadendo e per un superamento di un partito che prima dice di volere le primarie e poi le annulla, prima fa cadere il governo guidato da Monti e poi chiede al professore di candidarsi, prima designa Alfano come leader e poi dice che non è vero.
Certo, le ripercussioni per il centrodestra ci saranno, eccome ci saranno, pensando all'appuntamento con le urne. Ma tant'è, non resta che attendere. E l'attesa è uno stato d'animo che accomuna anche i centristi, che pendono dalla decisione di Monti di scendere o meno in campo alla guida dei moderati. Quest'area è parecchio affollata e disturba abbastanza la tranquillità del Pd. E non solo a Roma. Dalle parti nostre è scontato l'interessamento degli Udc Ronconi e Monacelli, lanciatissima anche la rettrice della Stranieri Giannini per la lista di Montezemolo "Verso la terza Repubblica". Poi c'è Fermare il declino di Giannino e qui ci sono stati diversi abboccamenti con personaggi della cosiddetta società civile. Il cerchio si chiude con i "montiani" del Pdl che né a Roma e né in Umbria però sono ancora usciti allo scoperto. Un altro po' di tempo per pensarci c'è e per preparare le liste pure. Tanto vale godersi il Natale e rimettersi in movimento subito dopo San Silvestro. A proposito, auguri a tutti.

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