domenica 30 dicembre 2012

Poche code alle urne,
tante critiche alle regole

Il punto del direttore del 30 dicembre 2012

Le  primarie sono una cosa seria (e non una cosa nostra). Andrebbero disciplinate per legge e soprattutto adottate prima di ogni consultazione elettorale, da parte di tutti i partiti e per ogni livello. Dalla scelta del candidato a sindaco a quella dell'aspirante consigliere regionale. Perché chi scende o sale in politica deve essere un punto di riferimento di una comunità, di un gruppo di cittadini, e non nominato dai maggiorenti del partito al chiuso di una segreteria.
Il porcellum fa comodo a tutti, perciò nessuno l'ha cambiato, e le primarie per i candidati al Parlamento sarebbero state un'ottima occasione per scegliere rappresentanti eletti dalla gente se fossero state organizzate con criteri il più possibile oggettivi e trasparenti. Invece non è stato così in Umbria per quanto riguarda il Pd. Nella settimana di Natale se ne sono viste di tutti i colori. Ma partiamo dalle deroghe perché già lì è successa un po' di confusione. Ne sono state concesse 4 su 8. In base a quale ragionamento non è dato sapere, in base a quale metodo neppure. Deroga accordata per il segretario regionale del partito Bottini (l'arbitro che diventa giocatore), un assessore regionale (Rossi) che pare abbia tanta fretta di lasciare la giunta e due sindaci (Ginetti e Giulietti), il primo dei quali manco si candida alle primarie perché "assicurata" nella quota renziana. Bocciatura per gli altri 4 pretendenti. E chi sono? Un altro assessore regionale, Riommi, che giustamente si è incazzato. Un altro sindaco (Guerrini) e i due presidenti delle Province Guasticchi e Polli.
Insomma il criterio sulla concessione delle deroghe non è stato affatto chiaro.
Poi, secondo aspetto, organizzare le primarie in tre giorni, perché se si escludono le feste comandate è veramente un tempo limitatissimo, è risultato un vero e proprio azzardo. Quasi un obbedire a un comandamento imposto. E ad avvantaggiarsi di ciò sono stati per forza di cosa le cordate organizzate. Non per nulla a candidarsi, tranne i due parlamentari uscenti Bocci e Trappolino, sono stati soltanto amministratori, quindi radicati e votati nel territorio, capaci di smuovere e indirizzare consensi e preferenze. Dalla società civile, dal mondo esterno alle logiche e ai meccanismi che governano il Pd nessuno, nemmeno un nome di facciata.
Terzo elemento. La dimostrazione, palese e ancora una volta lampante, che certi steccati non sono stati superati tra ex Ds ed ex Margherita, e peggio ancora tra ex diessini o tra ex margheritini, o anche tra bersaniani e renziani. E soprattutto che l'anima del Pd è andata a farsi benedire e a comandare l'ambaradan delle primarie è sempre lo scontro tra correnti, il regolamento di conti e i giochetti tra cordate. In questi pochi giorni di campagna elettorale, tra auguri di Natale e inviti al voto, la parola magica era "ticket". Ticket tra uomo e donna, perché il regolamento del Pd si è inventato un'idea strepitosa e anche un po' offensiva, ad avviso di chi scrive, per le donne. Cioè doppia preferenza, una per gli uomini, la seconda per il genere femminile. Un modo per riservare posti alle donne, le vecchie quote rosa. Se poi le donne che saranno spedite in Parlamento risulteranno incapaci ai vertici del Pd pare non interessare granché. L'importante è riempirsi la bocca di slogan e motivetti.
Per non parlare, poi, delle contrapposizioni anche dure che si sono susseguite tra pezzi di territori e tra esponenti dello stesso partito. Il Trasimeno contro il segretario per non aver candidato qualcuno di quell'area, l'ex sindaco di Narni Bigaroni che prima compare in lista e poi si fa "convincere" a fare un passo indietro (in cambio di?) non certo per fare un favore a Trappolino, la coppia Ottone-Nardini contro Rossi, esponenti delle istituzioni che si schierano senza ritegno…E poi tanti, tanti accordi trasversali stretti su più tavoli. Se verranno rispettate le parole date ne uscirà fuori un bailamme, se come pare non tutti osserveranno i patti allora forse ne verrà fuori un quadro più ordinato.
Comunque il dato più significativo è che queste candidature alle primarie sono il frutto di una gestione discutibile del partito, ne è conferma che parlamentari uscenti non si sono lasciati intrappolare in questo sistema vecchio e paludoso. Ora al di là di chi ha vinto e di chi ha perso, ieri ci ha rimesso il Pd. Che se si fosse fermato ai due turni per scegliere il premier avrebbe archiviato tale evento come un successo di entusiasmo e di partecipazione. Invece, almeno in Umbria, dove rispetto ai quasi 77mila si sono recati ai seggi in appena 20mila, le primarie fatte in questo modo i cittadini le hanno bocciate e con esse anche chi le ha organizzate.
anna.mossuto@edib.it
www.annamossuto.it

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