domenica 9 dicembre 2012

Partiti in movimento
tra passato e futuro

Il punto del direttore del 9 dicembre 2012

Le primarie del centrosinistra sono archiviate da appena una settimana e oggi sembrano un ricordo lontano. In politica passano i mesi senza che accada nulla e poi in pochi giorni, in poche ore, la situazione può precipitare, mettendo perfino a rischio il governo e avvicinando la data del voto. E’ esattamente quello che è successo. Ma prima di guardare oltre, una valutazione sullo scontro Bersani-Renzi va fatta. In Umbria il primo turno è stato vinto dal sindaco di Firenze ed è stato un evento scioccante per l’apparato del partito.
In una regione rossa dove il potere è in mano a bersaniani di ferro il rottamatore addirittura ha stravinto in roccaforti storiche. Un risultato per gli osservatori, un successo per i renziani, una brutta figura per i bersaniani. E via per questi ultimi a pensare solo al ribaltone perché a Roma non erano rimasti proprio contenti. Per i seguaci di Renzi si trattava di sperare nel miracolo pur con la consapevolezza che la matematica è sempre una scienza esatta e soprattutto che i voti di Vendola sarebbero andati al segretario.
Così Bersani si è ripreso l’Umbria e l’errore più grosso che potranno compiere i vincitori locali del ballottaggio è avere la memoria corta, dimenticando il primo turno e considerandolo anzi un lieve incidente di percorso. Chi soffre di amnesia non solo è ingrato perché pensa di essere stato insignito dall’alto ma è destinato a non avere vita lunga, politicamente parlando s’intende. E ora basta rivolgere l’attenzione al passato. Il presente è più interessante perché accadono fatti nuovi, freschi. Uno di questi risponde al nome di parlamentarie (che brutta parola) dei grillini. Una sorta di selezione de icandidati avvenuta direttamente sulla e attraverso la rete. E’ la prima volta in assoluto che aspiranti deputati e senatori targati 5 Stelle si presentano online e sempre via web si sottopongono a un voto per ottenere un posto in lista. Il meccanismo è uguale dappertutto, in Umbria 81sonorisultati gli iscritti al Movimento di Grillo e sono tutti cittadini comuni, casalinghe, imprenditori, disoccupati, impiegati, professionisti.
Poi c’è stato il voto e sono stati scelti 16 potenziali parlamentari. Al di là di ogni giudizio nel merito, va detto che comunque questo metodo di selezione è senza precedenti e per certi versi rivoluzionario. Poi se si rivelerà efficace, positivo e non discriminatorio, questo si vedrà in un successivo momento. La seconda novità si richiama a un colore, arancione (e speriamo che alla fine non sia solo una scelta cromatica). Sarebbe la “lista” promossa dal sindaco di Napoli, De Magistris, che è alla ricerca di un’alleanza con l’Italia dei valori diDi Pietro, Rifondazione comunista e altri movimenti satelliti, tutti uniti dall’antimontismo. C’è anche un leader pronto e che risponde al nome del magistrato Ingroia. L’indicazione arriva da Roma, alcuni di questi partiti hanno già fatto il passaggio centrale, altri lo faranno in settimana. Del resto dopo il fatidico appuntamento delle primarie, era immaginabile la ricomposizione dei poli. E questa alleanza si colloca naturalmente a sinistra dove la proposta di Vendola appare debole e non sufficiente soprattutto se al Pd riesce, come si propone Bersani,di portare dentro la coalizione l’Udc di Casini. I Sel bertinottiani già hanno preso le distanze da un accordo con lo scudocrociato e vedrebbero bene un nuovo spazio più a sinistra dove la politica è cementata da idee e programmi, prima che da convenienze. I più convinti di tutti a livello regionale sembrano ad oggi gli esponenti di Rifondazione comunista, consapevoli di non ripetere  gli errori del passato e soprattutto di non far disperdere il profumo di sinistra. Per l’Idv la situazione è più complessa, nel senso che ufficialmente il partito segue Di Pietro ma tutti sanno, perfino i muri, che all’interno vivono con i coltelli tra i denti. Comunque staremo a vedere, di sicuro si tratta di una novità significativa che ha qualcosa da dire e che vuole anche contare.
In conclusione, non si può non parlare del Pdl che sta uscendo dallo stato confusionale in cui versava fino a un paio di giorni fa. Certo, le brutte figure e i dubbi amletici non sono facili da dimenticare, la tristezza è che in quasi 20 anni il Pdl non è stato capace di trovare un leader, un successore del Cavaliere. Il quale, dopo tentennamenti indecenti, si è ripreso la palla e ha deciso di tornare a giocare. Con quale successo, con quale risultato è tutto da vedere. Eppure le primarie sarebbero state un’occasione per risollevare di qualche punto il Pdl ma un partito che strutturalmente ha le sembianze di un’altra cosa le ha dovute evitare. Un’occasione persa per diventare un partito, per affrancarsi dal fondatore-socio di maggioranza- azionista unico, per diventare normali. Ecco, ora i vertici locali propongono primarie per i candidati al Parlamento ma sembrano parole in libertà, dette così tanto per dire qualcosa. Forse per nascondere il disorientamento e l’amarezza, quasi un tentativo per abbozzare una proposta. Peccato... forse le primarie avrebbero ridato vigore, orgoglio e anche qualche punto percentuale nei sondaggi.
Invece dentro il Pdl sono state temute, avversate, sconfessate e cancellate. Una pantomina incredibile ma purtroppo in linea con la storia del partito. Eppure sarebbe una cosa saggia obbligare e quindi disciplinare per legge lo strumento delle primarie a tutti i livelli e per tutte le consultazioni, come sarebbe giusto reintrodurre le preferenze per ogni appuntamento elettorale. E’ un segno di democrazia un’assemblea o un parlamento di eletti e non di nominati.

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