La politica è a un giro di svolta. Monti sabato sera ha annunciato le dimissioni appena approvata la legge di stabilità. L'annuncio e' arrivato dopo due ore di incontro con Napolitano e soprattutto dopo le dichiarazioni di sostanziale sfiducia del Pdl a Montecitorio. Un vero e proprio colpo e scena che ha scatenato una serie, comprensibile, di reazioni e commenti. Bersani lo ha definito un atto di dignità". Casini: "Chi pensava di costringere Monti a galleggiare, è servito".
Ora c'e' ovviamente la certezza del voto a febbraio. Il professore sta riflettendo su un suo possibile ingresso nell'agone politico. Al di la' di tutto il voto si anticipa solo di qualche settimana - le elezioni erano fissate al 10 marzo - ma ciò che sconcerta e' come si e' arrivati all'annuncio delle dimissioni. Ci si e' giunti dopo le giravolte di Berlusconi, che ha deciso finalmente di scendere in campo e fermare la ruota del "mi candido, non mi candido" e soprattutto dopo il primo fuoco di critiche all'azione di governo. Il professore ha scelto quindi di non farsi logorare per oltre tre mesi dal partito dell'ex premier e di accelerare cosi la fine della legislatura.
Ora la situazione e' veramente critica. I tempi sono
strettissimi, mai fatta nel nostro Paese una campagna elettorale nel periodo di
Natale e mai il voto si e' tenuto a febbraio, in pieno inverno. Ma che tipo di
campagna sarà? Da parte del Pdl sicuramente contro il rigore di Monti; da parte
del Pd, forte del vento in poppa, più moderata e più incline a non disperdere i
sacrifici fatti in questo anno.
Il pensiero va al dopo, alla governabilità, a chi avrà la
responsabilità di governarci, a come ci governerà. Ai rischi di uscire fuori
dall'Europa e di non risollevarci dalla montagna di debito pubblico, e
soprattutto al pericolo di non diventare mai più un paese normale.
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