giovedì 29 marzo 2012

Tre anni per un processo, poi è assolto

Editoriale Radio Onda Libera del 29 marzo 2012

Un caso incredibile. Tre anni sotto processo per il furto di un ovetto kinder e alla fine viene assolto. E' accaduto a Taranto ma sarebbe potuto succedere in qualsiasi città della penisola.
Il fatto: nel 2009 un giovane di 18 anni è stato denunciato per aver rubato l'ovetto il cui costo si aggira su un euro. Sull'episodio due versioni opposte, il commerciante che asserisce di aver subito il furto, il giovane che sostiene di a ero preso in mano per pagarlo.
Alla fine il giovane è stato assolto perché «perché il fatto non sussiste».
Dalla vicenda qualche considerazione sui costi e i tempi della giustizia. Innanzi tutto colpisce la sproporzione tra il reato, presunto reato, e le conseguenze per un giovane che all'epoca aveva appena diciotto anni.
E' vero che il furto è furto, sia se si parla di un mela o di un ovatto e sia se si tratta di un gioiello. Ma l'allarme sociale è diverso in un caso o nell'altro. Questo lo capirebbe perfino un bambino.
Poi i tempi della giustizia. Possibile che un processo così semplice, nel senso che non ha richiesto un'istruttoria complessa, sia durato tre anni? Quando la giustizia non è rapida, anche se finisce con un'assoluzione, non è vera giustizia. Pensate che il ragazzo ha dovuto rimandare l'arruolamento in marina perché aveva questa pendenza giudiziaria.
Poi i costi, per il furto di un ovetto c'è stata una se pur minima indagine, un lavoro del pm e del tribunale e degli uffici giudiziari e tutto il resto, e il tutto ha un costo, un prezzo per la macchina della giustizia. Oseremmo dire uno spreco dei soldi dei cittadini perché la giustizia è sempre amministrata nel nome del popolo italiano.
Insomma da questo caso la conclusione è una, che la giustizia in Italia andrebbe riformata. Al più presto. Perché una giustizia che funziona così non è giustizia, è cattiva giustizia.

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