giovedì 29 marzo 2012

Lavoro, riforma travagliata

Editoriale Radio Onda Libera del 22 marzo 2012

Oggi un'altra tappa decisiva per la riforma del lavoro. Come sappiamo il governo vuole  portare a casa il risultato, il presidente della Repubblica ha auspicato l'accordo che dopo confronti serrati e continui non è ancora arrivato. Tra poche ore l'ultimo incontro tra l'esecuzione e le parti sociali. Poi la riforma approderà in parlamento e la parola, o meglio l'approvazione dipenderà dalla politica. ma comunque finirà la storia, questa vicenda avrà un prezzo, un costo serio.
Vediamo le conseguenze che la mancata intesa è destinata a produrre. Innanzi tutto un inasprimento della tensione sociale, poi la spaccatura tra i sindacati con la Cgil orientata a una linea dura, che comprende anche lo sciopero generale, e la Cisl e la Uil più accomodanti, più disponibili a farsi ingoiare la riforma e soprattutto sperano nelle modifiche in parlamento.  Per non parlare della spaccatura all'interno del partito democratico con l'ala che fa a capo agli ex ds che appoggia la Camusso e l'ala ex margherita più morbida e più in linea con il governo.
Al di là delle posizioni, lo scontro prinicipale è sul famigerato articolo 18 dello statuto dei lavoratori che se modificato permettebbe alle aziende di licenziare piu facilmente. E questo la Cgil non vuole sentire ragioni. Ma la riforma del mercato del lavoro non è solo e soltanto l'articolo 18. Ma più che parlare dei contenuti della riforma, che non ha ancora una bozza ufficiale, è il caso di soffermarsi sul metodo adottato da questo governo. Più volte è stato detto, giustamente, che questo governo non essendo stato eletto non risponde a nessuno, o meglio ha bisogno della politica per andare avanti ma non ne vuole esse prigioniero o peggio ancora ricattato.
Monti è stato chiamato con i suoi tecnici a fare un lavoro sporco, di regole dure e pesanti, di provvedimenti lacrime e sangue, per il bene, speriamo, del paese, e con l'appoggio del Quirinale intende andare avanti. Qualora lo boicottassero monti prenderebbe bagagli e burattini e direbbe ciao ciao. Ma se siamo arrivati a questo punto, inutile che i nostri politici si lamentino. La responsabilita di questa situazione è esclusivamente la loro. E lo sanno bene i cittadini che ripongono appena un misero 4 per cento di fiducia. Della serie  chi è causa del suo mal pianga se stesso.



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