martedì 13 marzo 2012

Il diritto alla sicurezza, il rovescio della politica

Il punto del direttore dell'11 marzo 2012
La comunità regionale continua a interrogarsi sull’escalation di violenza che una settimana fa ha portato all’omicidio di un uomo di 38 anni, Luca Rosi, davanti agli occhi della mamma, della fidanzata e del nipotino di otto anni. Forti le parole del vescovo di Perugia monsignor Gualtiero Bassetti durante i funerali al cva di Ramazzano, che si è rivolto direttamente agli assassini dicendo: “Pentitevi o vivrete nell’inferno”. Nello stesso tempo ha interpretato e ribadito i sentimenti che provano le persone del posto e non solo, sentimenti di paura legati alla mancanza di sicurezza. E ha anche voluto rivolgere un appello alle istituzioni e alle forze dell’ordine affinchè facciano tutto il possibile per garantire la tranquillità nelle nostre case, nelle nostre città.  Parole condivisibili, apprezzate e di buon senso.
Il terribile fatto di sangue ha sconvolto la vita di tutti i giorni, da quella maledetta notte non si parla d’altro nelle famiglie, nei bar, nelle scuole, nei luoghi di aggregazione. E anche nei palazzi della politica dove la quotidianità si trascina stancamente in attesa di qualche sussulto. A proposito delle grandi questioni il percorso sembra tracciato ed è costellato da step, da passaggi obbligati legati a scadenze. Come l’approdo in consiglio regionale del bilancio, che ha ricevuto il via libera dalla giunta, previsto per gli inizi di aprile. E solo in quella data si rimette in movimento, tranne colpi di scena, il “teatrino” dei partiti. Ricordiamoci che a Palazzo Cesaroni vige da qualche settimana il monocolore, ossia tutti gli organismi di garanzia, e cioè l’ufficio di presidenza e i vertici delle commissioni, sono gestiti dal centrosinistra. Un fatto inedito, mai accaduto nei 42 anni di vita della Regione. E può rappresentare soltanto un’eccezione, una parentesi, non certo la normalità, se i gruppi eletti in un’assemblea legislativa non sono tutti rappresentati. Così vanno a farsi benedire le regole basilari attinenti a un democratico funzionamento  delle istituzioni.  Quindi non resta che attendere queste tre-quattro settimane e arrivare alla settimana santa per il ripristino di una corretta rappresentatività politica.
Intanto si susseguono le discussioni e le prese di posizione, ultima in ordine cronologica quella dell’Udc con Sandra Monacelli, che invitano a guardare l’Umbria in un’ottica nazionale o al contrario esportare nella nostra regione il paradigma di un governo tecnico, nel senso di ricercare formule nuove che superano gli attuali assetti per gestire al meglio il delicato momento storico. In altre parole una coalizione che vada oltre la maggioranza uscita dalle urne di due anni fa. Un tema, questo, rischioso, viscido che da un lato porta ad arroccamenti e dall’altro a sbracamenti dentro i partiti. I primi sono di quelli che non intendono tradire la fiducia degli elettori, i secondi di quelli che si divertono ogni due per uno a mettere in difficoltà gli alleati.  Fin qui la fotografia dell’esistente. Poi sullo sfondo di tutto c’è l’ultima inchiesta giudiziaria che ha deciso gli arresti un mese fa di quasi tutta l’ex giunta comunale di Gubbio,  a partire dall’ex sindaco e attuale consigliere regionale di Rifondazione comunista Orfeo Goracci. In un’intervista che leggerete all’interno il segretario regionale Stefano Vinti, che fin dall’apertura delle indagini a novembre scorso ha chiesto le dimissioni di Goracci, oggi ribadisce che chi gestisce la cosa pubblica deve essere come la moglie di Cesare cioè al di sopra di ogni sospetto e quindi deve farsi da parte se coinvolto. Ma questo non pare un criterio condiviso da tutto il resto della coalizione, lacerata tra giustizialismo, garantismo, opportunismo e qualche altro ismo. Forse la maggioranza su questo tema non si è voluta soffermare più di tanto a riflettere e soprattutto a fissare un punto fermo, uno spartiacque. Anzi, quando ha cercato di farlo si è mossa in ordine sparso, contraddicendosi, allungando il passo e poi tornando indietro. Insomma un gran casino.  Con il rischio che la situazione si ingarbugli sempre di più.

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