venerdì 29 luglio 2011

Ministeri al nord e l'ira del Colle

Editoriale Radio Onda Libera del 29 luglio 2011
Il trasferimento dei ministeri al nord ha provocato uno scontro tra il Quirinale e la Lega che si trascina da una settimana. Da quando sono state inaugurate le sedi distaccate a Monza. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso, anche per iscritto, tutta la sua preoccupazione per un atto considerato delicato e anche incostituzionale. 
Per il Colle, questa scelta confliggerebbe con l'articolo 114 della Costituzione che dichiara Roma Capitale della Repubblica, nonché con quanto dispongono le leggi ordinarie attuative.
C'è poi la questione dell'impiego di risorse pubbliche: “L'apertura di sedi di mera rappresentanza - ha sottolineato - costituisce scelta organizzativa da valutarsi in una logica costi-benefici che, in ogni caso, dovrebbe improntarsi, nell'attuale situazione economico-finanziaria, al più rigido contenimento delle spese e alla massima efficienza funzionale”.
La decisione di aprire queste filiali dei ministeri  era stata duramente attaccata dall'opposizione, ma anche all'interno della maggioranza si erano registrate prese di posizione fortemente critiche nei confronti di una scelta non condivisa.
I «pompieri» hanno cercato di spegnere il fuoco delle polemiche sottolineando che non si tratta di veri e propri spostamenti di ministeri ma di sedi distaccate utilizzate dai ministri quando si trovano al Nord (i ministeri in questione sono due a guida leghista, Riforme e Semplificazione, di cui sono titolari Bossi e Calderoli, e quello dell'Economia, retto da Giulio Tremonti). Ma la mossa non è piaciuta a molti esponenti autorevoli del Pdl, a partire dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
Il leader della Lega Umberto Bossi sembra però infischiarsene di proteste e malumori. E al capo dello Stato manda a dire a mezzo stampa di non preoccuparsi. Sostenendo insieme a tutto il partito che i ministeri restano là e il decentramento non è solo una possibilità ma un'opportunità per il Paese.
Per quanto ci riguarda, ecco la nostra posizione. Noi ci schieriamo dalla parte del Quirinale. Innanzi tutto  perché nella carta costituzionale ci sono i diritti, i doveri, le garanzie di un popolo e di una nazione. Stravolgerne i contenuti anche simbolici per capricci o pseudo linea politica è un atteggiamento che non dovrebbe trovare spazio in una democrazia matura.
Poi, appare un senso di immaturità giocare a monopoli come piace fare alla Lega Nord mentre il Paese sta vivendo una crisi senza precedenti.
I ministeri sono oltre che uffici e luoghi di lavoro un simbolo del potere politico il cui massimo esercizio si esplicita nella capitale. Allora, di che cosa stiamo parlando? Se fosse uno scherzo la potremmo liquidare come una boutade estiva. Invece è tutto vero ed è stata un'altra occasione persa per impiegare al meglio le intelligenze di questo Paese. Sul tipo di intelligenze è tutta un'altra storia.  

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