mercoledì 20 luglio 2011

La fotografia della povertà

Editoriale Radio Onda Libera del 20 luglio 2011

In Italia sono 8 milioni e 272 mila le persone povere, il 13,8 per cento della popolazione. E' questa la fotografia scattata dall’Istat per l’anno 2010. Una fotografia drammatica anche se i dati non si discostano molto dall'anno precedente. Ma cresce la povertà cosiddetta assoluta, il 5,2 per cento degli italiani, che non ha i mezzi per sopravvivere, per comprare i beni essenziali per una vita accettabile e dignitosa. Si tratta dei più poveri tra i poveri.

Po c’è la soglia della povertà relativa, quella che fatica di piu, soprattutto tra le famiglie con 5 o più componenti o con membri aggregati, come un anziano che vive con il figlio.
C’è una terza categoria, poi, sono i “quasi poveri”, ovvero quelli che possono arrivare a spendere, in due, mille euro al mese.Insomma le persone a rischio di povertà o di esclusione sociale sono in Italia 15 milioni, una persona su quattro (il 24,7 per cento): una percentuale più elevata non solo della media dei 17 paesi dell'area euro (21,2 per cento) ma anche della media dei 27 paesi dell'Unione Europea (23,1 per cento).
In generale, comunque, la povertà colpisce più il sud. Le situazioni più gravi in Calabria, Sicilia e Basilicata.
La Lombardia e l'Emilia Romagna sono le regioni con i valori più bassi. L'Umbria si colloca subito dopo con il 4,9%. Pari a oltre 18mila famiglie povere. Conforta il fatto che nel 2009 erano il 5,3, nel 2008 il 6,2.
Fin qui il quadro dell’esistente, ma è necessario anche parlare dei rimedi, consapevoli che nessuno ha in mano la bacchetta magica per favorire la crescita e l’arricchimento. Sicuramente una delle strade da percorrere è quella di facilitare l’accesso al mercato del lavoro, all’istruzione e alla formazione. Ma questo ha bisogno di volontà politica di elaborare strumenti efficaci.
E’ ovvio che ogni singola povertà è figlia di una situazione, di un contesto, di una storia personale. Ma è altrettanto vero che in un paese come il nostro non è tollerabile che esistano ancora persone che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, che non hanno i mezzi primari di sopravvivenza. Non bastano, anche se fanno tantissimo, le Caritas e meno male che ci sono loro.
Una società civile in tutte le sue componenti ha il dovere morale di fare qualcosa per chi nella vita è sfortunato.

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