martedì 26 luglio 2011

Tutelare i 69 prodotti tipici

Editoriale Radio Onda Libera del 26 luglio 2011
Il turismo enogastronomico in Italia vale qualcosa come 5 miliardi di euro. E’ quanto risulta da un’indagine della Coldiretti che ha pubblicato l’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali regione per regione. Sono ben quattromilaseicentosei (4606) i prodotti agroalimentari italiani ottenuti secondo tradizioni antiche tramandate nel tempo e censiti dalle Regioni nel 2011.
Si tratta di una vera e propria ricchezza nazionale che comprende prodotti ottenuti secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni e metodiche praticate sul territorio in modo omogeneo.
Un lavoro fatto non solo per elencare rigidamente i prodotti ma anche e soprattutto come ha precisato l’organizzazione agricola finalizzato a proteggere dalle falsificazioni e a conservare anche in futuro nella sua originalità il patrimonio regionale delle tipicità. Ed è anche l’occasione per disegnare la mappa enogastronomica dei territori a maggior ragione in questo periodo di ferie dove un italiano su 3 abbina il successo della vacanze anche alla degustazione delle specialità enograstronomiche. In questa sorta di bandiere del gusto al primo posto si classifica la Toscana con 462 specialità seguita sul podio da Lazio (374) e Veneto (368) tallonato dal Piemonte (363), ma ottimi posizionamenti si riscontrano per Campania (354).
A seguire ci sono Liguria (295), Calabria (271), Emilia-Romagna (257), Lombardia (242) che con 33 nuove denominazioni ha stabilito il record di incremento quest’anno, Sicilia (233), Puglia (226), Sardegna (174), Molise (159), Friuli-Venezia Giulia (151), Marche (151), Abruzzo (147), Trento (109), Bolzano (92), Basilicata (77) Umbria (69) e Val d’Aosta (32).
A prevalere tra le specialità “salvate dall’estinzione” sono i 1.387 diversi tipi di pane, pasta e biscotti, seguiti da 1.285 verdure fresche e lavorate, 765 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, 472 formaggi, 158 bevande tra analcoliche, liquori e distillati, 151 prodotti di origine animale (miele, lattiero-caseari escluso il burro, ecc.) e 146 preparazioni di pesci, molluschi, crostacei.
Si tratta di un’operazione importante e significativa dal punto di vista culturale perché recupera la memoria storica delle nostre abitudini alimentari e quindi è positivo aver messo questi prodotti tipici tipo sotto tutela.
Ma al di là dell’elenco nudo e crudo delle specialità, il ragionamento che andrebbe privilegiato è quello legato alla valorizzazione di questo comparto, del turismo enogastronomico che è una risorsa preziosa e fondamentale per una terra come l’Umbria. In questo caso le istituzioni competenti e le associazioni  di categoria dovrebbero mettersi attorno a un tavolo e studiare insieme una strategia di promozione. Perché i prodotti agroalimentari sono un bene da salvaguardare. Costi quel che costi.

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