mercoledì 13 luglio 2011

Sul testamento biologico

Editoriale di Radio Onda Libera del 13 luglio 2011

Oggi l’argomento scelto è il testamento biologico. Ieri sera la camera dei deputati ha approvato il disegno di legge che ora passa all’esame del senato. Cinque mesi di dibattito e sta vedendo la luce un testo normativo presentato due anni e mezzo fa, sulla scia della vicenda di Eluana Englaro, che tratta di una materia delicatissima in cui si parla di valori fondamentali come la vita e la morte,  l’eutanasia, il trattamento terapeutico, la salute. La maggioranza si è ritrovata compatta, l’opposizione altrettanto nel giudicare la legge negativa e sbagliata.
I punti del provvedimento ribadiscono il no all'eutanasia e alla sospensione della nutrizione ma introducono la dichiarazione anticipata di trattamento per gli stati vegetativi. In che cosa consiste?
Chi vorrà indicare quali trattamenti sanitari evitare qualora perderà la capacità di intendere e di volere può lasciare per iscritto una Dichiarazione che si applicherà, però, solo in caso di stato vegetativo accertato e non permette, comunque, di sospendere alimentazione e idratazione artificiali.
Insomma per legge è vietata ogni forma di eutanasia e ogni forma di assistenza o di aiuto al suicidio, e nello stesso tempo si sanciscono i principi della tutela della vita umana e della dignità della persona.
L’approvazione ha scatenato una reazione durissima da parte dell’opposizione che ha parlato di legge autoritaria, cattiva e proibizionista, annunciando che se il testo a Palazzo Madama non sarà cambiato partirà subito una raccolta di firme per abrogarla.
Fin qui il quadro politico che ha accompagnato l’iter legislativo. Ma l’argomento merita qualche riflessione in più perché temi come l’eutanasia e il testamento biologico toccano le corde etiche e religiose di ogni individuo. Si sa che la Chiesa è schierata da sempre per la difesa della vita a tutti i costi e in tutte le situazioni. Dall’altra parte si sostiene che l’individuo che si trova in una condizione di malattia terminale ha il diritto di scegliere quando staccare la spina o comunque quando dare indicazioni al sanitario per accelerare la fine della vita.
Tali posizioni sono inconciliabili e non troveranno mai un punto in comune perché la trattativa è su valori fondamentali, su diritti indisponibili.
Fino a che punto può arrivare la libertà di coscienza?
E fino a che punto è giusto non permettere a chi soffre di disporre della sua esistenza? Sono domande che meritano risposte profonde, non si possono liquidare con superficialità. Ma onestamente confessiamo che su questi temi non riusciamo ad avere una posizione netta.
Perché riguardano i dilemmi dell'animo di ognuno di noi.
 

 

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