venerdì 15 luglio 2011

Carceri affollate e certezza della pena

Editoriale di Radio Onda Libera del 15 luglio 2011

La popolazione carceraria ormai sfiora quota 67mila, un sovraffollamento causato da un surplus di 23.050 persone rinchiuse rispetto alla capienza massima degli istituti.
E’ l’ultima fotografia dell’emergenza carceri, questa volta fornita dalla Uil.
In dieci regioni italiane il tasso di affollamento varia dal 15 al 50%. In nove dal 51 all’ 80%. Capofila, per sovraffollamento, la Puglia (79,4 %),
seguita da Marche (71,8%), Calabria (70,6%) , Emilia Romagna (69,7%) e Veneto (68,0%).
E veniamo alla situazione nei quattro penitenziari della regione. Al 31 dicembre scorso i detenuti reclusi erano 1.672 rispetto a 954 posti ufficiali. Un numero superiore alla capienza tollerabile (1564), che ha fatto registrare la quasi triplicazione della presenza di detenuti con un notevole aumento di spesa sociale e sanitaria per gli enti locali e le asl.
Tutto ciò si somma alla carenza di personale sia dell'area educativa sia di polizia penitenziaria, e rende particolarmente difficoltosa perfino la rieducazione all'interno degli istituti umbri.
La dotazione organica del personale all’interno delle carceri è di 1.060 unita': il personale in servizio risulta però di 804.
Critica anche la situazione del personale di custodia dell'area educativa: nel corso del 2010 ogni educatore della casa circondariale di Perugia e della casa di reclusione di Spoleto ha avuto rispettivamente, in media, in carico oltre 140 e oltre 130 detenuti, a fronte di una media regionale già alta di 96 detenuti.
Le donne costituiscono approssimativamente il 3,5-5 per cento della popolazione detenuta umbra.
La presenza dei detenuti stranieri è sempre stata significativa nel corso degli anni, sia in termini assoluti che percentuali (765 al 31 dicembre 2010), particolarmente critica da questo punto di vista è la situazione degli istituti di Perugia Capanne e di Terni.
Presso la casa circondariale di Perugia gli stranieri costituiscono oltre il 68 per cento del totale dei detenuti e presso la casa circondariale di Terni il 50 per cento circa, spesso con problematiche di tossicodipendenza.
Fin qui il quadro della condizione carceraria e i numeri che l’accompagnano, ma i problemi da affrontare sono l’emergenza e anche il tipo di rieducazione. In uno stato democratico le carceri non possono essere luoghi disumani dove vigono l’illegalità e la sopraffazione. La pena infatti, secondo la nostra Costituzione, deve essere basata su un principio di umanità, non può consistere in trattamenti crudeli. E ogni pena deve tendere alla rieducazione del condannato perchè presuppone un ritorno del soggetto nella comunità, nella società.
Ma è altrettanto vero che deve esistere la certezza della pena, nel senso che chi ha sbagliato deve effettivamente pagare, chi ha commesso un reato ed è stato condannato deve scontare la pena.
Questo per tutelare i cittadini dalla criminalità e per far sì che i principii che sono alla base di uno stato di diritto non vadano a farsi benedire.

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