venerdì 8 luglio 2011

Manovra e intercettazioni

Editoriale Radio Onda Libera del 27 giugno 2011
Il Governo nazionale è impegnato in questi giorni a elaborare la manovra economica che dovrà rilanciare il cammino e lo sviluppo del Paese.
Un segnale forte arriva dalla bozza del disegno di legge redatta dal ministro dell’economia Giulio Tremonti che ha fatto sapere di voler usare le forbici pesanti sulla spesa pubblica.
Se il ministro manterrà l’impegno allora potremo senza dubbio applaudirlo. Perché vuol dire che avrà ridotto i costi della politica. A cominciare dagli stipendi dei parlamentari, dai vitalizi d’oro, dai rimborsi elettorali, dai viaggi e dalle auto blu.
Questo il clima a livello nazionale mentre dentro i partiti infervora la discussione sull’ultima inchiesta giudiziaria, quella della p4, e in particolare sull’uso delle intercettazioni telefoniche. Tra chi vorrebbe la non pubblicazione di quelle penalmente irrilevanti e chi rifiuta qualsiasi provvedimento tipo bavaglio dell’informazione.  In mezzo ci starebbe il buon senso, l’equilibrio, la correttezza. Perché se i faldoni delle intercettazioni arrivano sulle scrivanie dei giornalisti o meglio oggi direttamente nelle email, da qualche ufficio sono pure scappate. Il giornalista ha il dovere di pubblicare le notizie, gli inquirenti il dovere della riservatezza e di non favorire appunto le fughe di notizie. 
Anche a livello umbro il tema delle inchieste giudiziarie è all’ordine del giorno. E la discussione è se esiste o meno una questione morale, se esiste o no l’obbligo di dimettersi dopo un avviso di garanzia. Come al solito la spaccatura è netta tra chi è garantista fino a prova contraria e chi si schiera con i giustizialisti. In questo caso a nostro parere un avviso di garanzia non è una condanna e  questo principio che si racchiude nella presunzione di innocenza vale e deve valere per tutti i cittadini. E’ ovvio che se si parla di politici indagati il discorso si sposta inevitabilmente su un piano diverso, quello dell’opportunità.  E qui entrano in ballo, purtroppo, non solo le convinzioni e le sensibilità personali ma anche e soprattutto le lotte interne, le ambizioni per le poltrone, i regolamenti di conti.  Questi aspetti sono deleteri e meschini di una  politica che tradisce il suo significato, che a tutto pensa tranne all’obiettivo  naturale del bene comune, dell’interesse generale. Comunque qualcosa sta succedendo, visto anche i risultati dei referendum che hanno registrato una grande partecipazione della gente e non hanno segnato alcun trionfo per i partiti. Anche se diversi sono stati per la verità i tentativi di metterci il cappello sulla vittoria delle urne. Insomma qualcosa sta cambiando e forse è proprio il caso di dire che la seconda repubblica si sta avviando verso la fine. Speriamo soltanto che la terza sia migliore.  

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