mercoledì 30 marzo 2016

La vergogna delle liste d'attesa

Editoriale Radio Onda Libera del 18 marzo 2016

Non c'è solo la buona o la cattiva sanità in termini di interventi o qualità delle prestazioni. Ci sono anche le liste d attesa che per certi ospedali rappresentano una vergogna, un biglietto da visita veramente sgradevole e indecente. Ogni tanto si fanno delle indagini, degli studi sui tempi che servono per fare un esame, un accertamento diagnostico, una visita. L'ultima indagine è stata fatta prenotando due visite e tre esami in tre strutture in dieci città.
Il risultato? il servizio pubblico non è capace di fronteggiare, di stare dietro alla domanda. Diverse possono essere le motivazioni, dai tagli alla pessima organizzazione, compreso lo scarso utilizzo dei macchinari. Sicuramente cause gravi, ma per dire la verità bisogna anche tener conto che a volte arrivano dai cittadini richieste inappropriate e non cancellazioni degli esami prenotati. Così la conseguenza è che le liste di attesa si allungano a dismisura e rispetto a questo succede che la gente si rivolge alle strutture private, considerato anche che l'aumento del ticket nel pubblico quasi incita i cittadini a rivolgersi altrove. La situazione è generalizzata, esistono problematiche al Nord come al Sud.
Entrando nel merito, il record ce l'ha la mammografia. La media di attesa più o meno e sui 500 giorni. Un tempo indecente, veramente da terzo mondo. Perché poi si fanno battaglie e campagne per pubblicizzare la prevenzione e la tutela della salute delle donne, con inevitabile spreco di denaro pubblico, e poi tutto viene vanificato dai tempi lunghissimi di attesa. Anche altri esami richiedono un'attesa infinita, dalla risonanza alla colonna - minimo sei mesi a Palermo e un anno a Genova - o una tac addominale, quasi un anno a Lecce.
Che dire? Che la sanità pubblica che non riesce ad abbattere i tempi delle liste d'attesa non è una buona sanità, non è un buon servizio. E visto che la sanità per principio deve garantire la salute dei cittadini, chi amministra questo settore, che rappresenta il maggior costo di spesa per le regioni, ha il dovere di impegnarsi, ha il dovere di fare qualcosa per eliminare questa vergogna, non sappiamo come chiamarla diversamente, che non deve avere cittadinanza in un paese civile.

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