giovedì 10 marzo 2016

Fiducia alla Marini, ma la crisi resta

Editoriale Radio Onda Libera del 10 marzo 2016

Sul fronte della crisi in Regione, la presidente incassa la fiducia, l'assessore dimissionario alla Sanità non rientra in giunta e l'opposizione non presenta la mozione di sfiducia. Questi i tre elementi emersi dalla lunga seduta del consiglio regionale di ieri. Ma ci sono stati anche altri fatti degni di nota, come la risoluzione contro Orlandi che ha spaccato il Pd e che per un voto non è stata approvata, e poi le accuse pesantissime del Movimento 5 Stelle verso il governo regionale sulle nomine dei vertici della sanità.
Le nomine appunto, ricordiamolo, rappresentano l'inizio della crisi che ha portato a uno scontro tra le due anime del Partito democratico, quella che fa capo alla Marini e l'altra che fa riferimento a Bocci. Uno scontro che si perpetua da una ventina di giorni e che si incanala in una contrapposizione tra innovatori e conservatori. Contrapposizione che la presidente, nel suo intervento di ieri a Palazzo Cesaroni, ha rifiutato e contestato.
Ma la crisi è risolta oppure no? Pare proprio di no perché le tensioni rimangono e sono tutte lì pronte a esplodere anche se tutti fanno attenzione a non restare con il cerino acceso in mano. Dicevamo che per un voto non è stata approvata la risoluzione che chiedeva la sospensione di Orlandi, il manager che da vent'anni gestisce la sanità in Umbria, e questo è comunque un avvertimento verso la presidente. Certo, l'area che fa capo all'ex assessore Barberini non può passar armi e bagagli con la minoranza, sono sempre esponenti del Pd, quindi devono viaggiare ai limiti dello strappo politico, tirare la corda e non romperla.
Le argomentazioni della presidente non hanno convinto Barberini, che resta fuori dalla giunta: quindi nessuna ricomposizione, la frattura resta intatta e profonda dal punto di vista politico.
Ma l'aspetto più singolare di questa vicenda, e soprattutto della seduta di ieri, è che il centrodestra non ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti della presidente. La motivazione circolata è stata che tanto non ci sono i numeri per approvarla. Onestamente non ci pare una scelta condivisibile e neppure coerente con quanto detto in queste settimane di crisi e neppure con l'azione politica che un'opposizione dovrebbe svolgere. E come se in una battaglia all'ultimo sangue uno dei due avversari gettasse l'arma e rinunciasse a combattere. Un modo un po' strano di intendere il ruolo di chi dovrebbe essere pungolo, spina nel fianco della maggioranza e soprattutto di chi governa. A meno che tutto sommato, e questa è la tesi più fondata, nessuno vuole andare a casa, abbandonare il posto da consigliere che sarebbe sì una certa coerente ma non per i loro portafogli. Quindi tranquilli, la crisi rimane e si andrà avanti, si galleggerà in quell'acquario che è il consiglio regionale, dove speriamo per loro che ci siano sempre acqua e ossigeno.


Nessun commento:

Posta un commento