mercoledì 9 marzo 2016

"Mio figlio è un bravo ragazzo"

Editoriale Radio Onda Libera del 9 marzo 2016

Oggi parliamo dell'omicidio di Roma, dove due amici hanno ucciso un ragazzo di 23 anni dopo averlo torturato. Erano pieni di cocaina quando hanno deciso di seviziare e ammazzare il giovane durante un festino in un appartamento alla periferia della capitale. Ma la cosa più sconvolgente è stata la motivazione che hanno dato per giustificare l'assassinio. Volevamo vedere che effetto fa.

Una frase terribile, paradossale, che certifica un degrado morale, una perdita totale di valori. Arrivare al punto di massacrare senza motivo una persona soltanto perché in preda alla droga significa non avere alcun limite, essere potenzialmente dei pericolosi killer.
Purtroppo l'uso di cocaina diventa nel nostro sistema giudiziario un'attenuante, una giustificazione alla provvisoria incapacità di intendere e volere al momento del delitto. E come tale anche un lasciapassare per ottenere sconti e riduzioni di pene per gli assassini. Che diventano i protagonisti della storia, le attenzioni si concentrano su di loro nelle fasi dell'inchiesta, e la vittima diventa solo un nome da inserire nel fascicolo processuale.
Un'altra riflessione. Da qualche tempo la cronaca nera diventa si spettacolarizza, si fanno trasmissioni addirittura con i plastici per mostrare location, prove e movimenti degli assassini, e tutti parlano e pontificano sul perché è sul percome, addirittura si allestiscono processi per emettere verdetti di uomini e donne non togati. E fin qui è la logica del mercato televisivo, la libertà si chiama telecomando, ma quello che ci fa specie è che il padre di uno degli assassini rei confessi vada in televisione a raccontare quello che è accaduto e a dire che il figlio è un ragazzo modello. E' vero che i genitori sono gli ultimi a sapere, un po' come la moglie del tradimento del marito, ma di fronte a una tragedia del genere che ha spezzato le vite di tre giovani, anche se il morto è uno, un genitore non trova di meglio che andare a "Porta a porta". Attenzione, il nostro non vuole essere un giudizio, ognuno reagisce al dolore come può e come sa, ma davanti alle telecamere sostenere che il figlio assassino è un bravo ragazzo, questo no. Per rispetto di quel poveretto torturato e ucciso senza motivo e senza pietà, per rispetto di chi ascolta e non ha fatto in tempo a cambiare canale.


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