martedì 15 marzo 2016

Ancora morti nel nome di un dio

Editoriale Radio Onda Libera del 14 marzo 2016

Terroristi con i mitra in mano hanno aperto il fuoco sulla spiaggia, bombe nel centro di Ankara. Due attentati, uno in un resort in Costa d'Avorio, l'altro nel cuore della Turchia, già toccata in passato dalla furia omicida. In totale una cinquantina di morti. Un pomeriggio di una domenica di paura, ecco quello che è stato ieri.

Per ora soltanto l'attentato in Africa è stato rivendicato dai jhadisti che hanno utilizzato lo stesso copione di un precedente assalto avvenuto in Tunisia e cioè la barca per arrivare sulle spiaggia e sparare all'impazzata. Almeno sedici i morti. Gli assalitori hanno urlato "Allahu Akbar", "Allah è grande", hanno costretto le vittime a ripetere il grido, poi le hanno crivellate di colpi. Non è la prima volta che in Africa i terroristi firmino così le loro opere.
Passando in Turchia, dove da qualche tempo con cadenza regolare e impressionante si susseguono attentati, questa volta è successo tutto a una fermata dell'autobus, in una zona affollatissima. Più di trenta le vittime. Gli inquirenti parlano di attentato suicida.
Ieri il terrore ha colpito in due città, con modalità diverse, ma sempre seguendo lo stesso copione, nascendo dalle stesse motivazioni. Ma perché si arriva a uccidere nel nome della religione? E soprattutto se si arriva a questo punto vuol dire che si tratta di una guerra, una guerra che scaturisce da idealità religiose ma che si estrinseca soddisfacendo altri tipi di interessi, quelli economici soprattutto.
E purtroppo gli Stati non sono riusciti ancora, possiamo dire dal 2001 in poi, dalla strage delle Torri gemelli tanto per dire, a individuare una strategia efficace contro il territorio. E' questa la verità, purtroppo. L'azione di questi signori, non dimentichiamolo, ci fa sentire sempre vulnerabili, ricordiamo quello che è accaduto a Parigi a novembre scorso per esempio. 

Contro il terrorismo la politica ha fallito. Se non si vogliono altre morti sarebbe ora che i potenti di turno si mettessero una mano sulla coscienza.

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