lunedì 29 febbraio 2016

Sanità, una tregua per nuove regole

Il punto del direttore del 28 febbraio 2016

I gamberi fanno un passo avanti e due indietro. Come i politici umbri del Pd in merito alla crisi di giunta scaturita dalle nomine dei vertici della sanità e dalle conseguenti dimissioni dell’assessore al ramo Luca Barberini. Dopo giorni e giorni trascorsi a tentare di ricucire uno strappo profondo, a ipotizzare soluzioni e accordi, a trovare un punto di intesa, con i pompieri all’opera come non mai, ecco un’altra rottura causata dalla formalizzazione da parte della presidente della Regione Catiuscia Marini dei nomi e cognomi dei nuovi manager di Aziende e Asl.
Va subito detto che, come ha spiegato Palazzo Donini, si tratta di un atto dovuto considerata la scadenza contrattuale (i direttori entrano in servizio il primo marzo) e che non pregiudica il confronto politico. Tradotto significa che il filo del dialogo con i popolari del Pd non si è spezzato. Dipende dai punti di vista. Perché, invece, l’interpretazione dei diretti interessati è esattamente contraria, e cioè che con quest’ultimo gesto si è esplicitata la volontà di continuare sulla strada intrapresa, quella di aver scelto gli apicali assente Barberini. Ora la situazione è ancora più nel guado, con la spaccatura più netta e le polemiche che impazzano senza sosta. Da qui il ricorso all’immagine dei gamberi per fotografare questi primi dieci giorni di crisi. Il Pd pare disorientato il giusto, si muove senza sapere che pesci prendere, con la segreteria che non riesce a produrre uno straccio di documento e per farlo si concede pure qualche pausa di riflessione, con il gruppo che si è consumato tra nervosismi, tensioni e voci grosse e i mediatori (per la cronaca il segretario regionale Giacomo Leonelli e il capogruppo a Palazzo Cesaroni Gianfranco Chiacchieroni) che ci stanno provando a spargere appelli di pace ma i risultati sono a dir poco deludenti. In questo esercizio finalizzato alla ricomposizione arrivano anche i sindaci piddini che proprio ieri hanno preso carta e penna invitando le parti in causa (Marini e Bocci, tanto per essere chiari) a riappacificarsi per il bene di tutti. Belle parole, tutte condivisibili, ma ormai gli stracci sono volati, come pure qualche insulto e un bel po’ di accuse di complottismo vario. Non è proprio uno spettacolo edificante quello che sta andando in scena in questi giorni, poi su un tema come la sanità che di tutto ha bisogno tranne che di bracci di ferro, di forzature per dimostrare chi comanda e quindi di uno scontro di poteri. Perché è vero che può essere riduttivo leggere questa vicenda come una contrapposizione tra innovatori e conservatori, ma è altrettanto vero che all’esterno risulta proprio questo. E cioè chi deve decidere le nomine e chi obbedire. Poi si può infiocchettare il tutto come assunzione di responsabilità oppure rivendicazione di autonomia e legittimità, o ancora pretesa di rispetto istituzionale. Ma la sostanza cambia poco. Qui la politica non sta facendo quello che le compete, o meglio la politica si sta comportando secondo i vecchi schemi e le vecchie logiche, che potevano andare bene fino a qualche tempo fa, ma ora in epoca renziana risultano ancora più obsoleti e anacronistici.
A provare ad alzare il livello della discussione su questo argomento ci ha pensato l’onorevole Walter Verini che su queste colonne ha ricordato la missione della politica che dovrebbe avere solo “l’obbligo di fissare gli obiettivi e di controllare i risultati”. E negli ambiti di gestione tecnica, è il ragionamento del parlamentare del Pd, la politica dovrebbe fare un passo indietro, affidandosi a un organismo terzo che valuti obiettivamente le professionalità dei candidati i quali se scelti e quindi nominati risponderanno per i risultati e non per appartenenze o fedeltà.
Sarebbe un bel passo avanti, anzi sarebbe considerato un grande passo avanti alla faccia dei gamberi, se, come auspica Verini, dall’Umbria si realizzasse uno schema del genere, questo sì veramente espressione del rinnovamento serio e non di facciata.
Altrimenti la guerra continuerà e sarà sempre più cruenta. Perché un accordo su un terreno diverso da questo appare lontano, lontanissimo. Uno dei due ci rimetterebbe la faccia e nessuno vuole perderla.
Allora si prenda spunto dalla proposta Verini e si sposti la discussione e quindi la possibilità di un’intesa su un altro terreno, riscrivendo regole più sane. Chissà, forse sarebbe salutare non solo per questa brutta vicenda ma anche per il futuro. Se fossimo il segretario Leonelli mediteremmo per sbrogliare la matassa e per uscire da questo pasticcio.

anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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