venerdì 5 febbraio 2016

Il reddito minimo da solo non basta

Editoriale Radio Onda Libera del 2 febbraio 2016

Reddito minimo o sussidio di disoccupazione. Se ne comincia a parlare e non solo, perché dopo anni di discussioni e polemiche, in Parlamento è iniziato l'iter per approvare una legge che garantirà un assegno a quelle famiglie che sono in stato di estrema povertà. Diciamo subito che su questo punto l'Italia è  rimasta l'unica, insieme alla Grecia, a non prevedere un tipo di sostegno.
Comunque per ora siamo ancora a livello di proposta ma l'idea illustrata dal ministro del Lavoro Poletti è quella di garantire un assegno di 320 euro al mese a quelle famiglie che risultano indigenti. Le regole e le modalità non sono state ancora stabilite, così come la cifra è indicativa. I requisiti dovrebbero essere l'impegno del capofamiglia di iscriversi a un centro per l impiego, accettare un lavoro che gli viene offerto e mandare i figli a scuola. Siamo ancora all’inizio dell’iter e dunque ci vorrà parecchio prima di avere una legge definitiva. Secondo i programmi i primi stanziamenti ci potranno essere nel 2017, ma se tutto andrà liscio addirittura alla fine di quest'anno visto che per questo ci sarebbero già 600 milioni stanziati. Secondo i calcoli circa un milione di persone avrà diritto al sussidio.
Fin qui la notizia, ora qualche considerazione. Allora, sicuramente il reddito minimo o questa forma di sostegno è una cosa positiva che ci mette al pari delle nazioni industrialmente avanzate in tema di diritti basilari. Quindi bene il governo ad averla proposta e bene se il Parlamento se ne farà carico e approverà in tempi ragionevoli la legge. Però non basta. Perché se è vero che darà respiro a quelle persone che versano in stato di gravissima povertà e altrettanto vero che non aiuta il resto delle persone che vivono situazioni di disperazione e di sfiducia per mancanza del lavoro o perché il lavoro l'hanno perso s non lo ritrovano.
Insomma, oltre a questa rete di protezione per il povero assoluto il governo faccia qualcosa per evitare che in tanti altri lo diventino, faccia in concreto un piano per il lavoro, riduca la spesa pubblica per eliminare sprechi e privilegi vergognosi, e pensi a una riforma seria del sistema pensionistico. Perché se ci pensiamo alla fine è un gatto che si morde la coda: se non si liberano posti di lavoro e non se ne creano di altri, la disoccupazione aumenta e le condizioni peggiorano. Nessuno ha la bacchetta magica, per carità, ma il circuito va spezzato, non alimentato, altrimenti è veramente un girotondo vizioso che ci porta a stare sempre peggio.


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