domenica 14 febbraio 2016

Che il buon senso prevalga in tutti

Il punto del direttore del 14 febbraio 2016

A volte un filo può unire il sacro e il profano, la religione e la politica, e risponde al nome di ribellione, contestazione, dissenso. E’ quanto accaduto nelle ultime ore nei due capoluoghi. Per rispetto di San Valentino cominciamo dalla rivolta dei fedeli ternani che hanno manifestato pesantemente contro il vescovo Giuseppe Piemontese “colpevole” di voler trasferire l'urna del patrono in cattedrale per i solenni festeggiamenti.
Una protesta clamorosa, mai accaduta nella città dell'amore e forse non solo là, che ha scatenato sorpresa e indignazione. L'immagine dei parrocchiani che circondano con le panche la reliquia e impediscono la traslazione è qualcosa di forte, quasi di inverosimile. Al di là delle posizioni (ma c'era proprio bisogno di spostare la salma del patrono?), quello che è mancato venerdì sera è stato il buon senso. In chiesa sono volate parole grosse, anche offensive, che hanno oscurato il significato di una festa religiosa prima di tutto ma anche intaccato il senso di convivenza ...tra le diverse componenti della società ternana. Lo scontro plateale tra il potere della Chiesa e il comune sentire dei fedeli non ha fatto fare una bella figura (ma le istituzioni locali perché non si sono adoperate per evitare uno spettacolo del genere?) a nessuno. Esiste un limite che va sempre rispettato, pur manifestando contrarietà e disaccordo, ed è quello del rispetto. Se si oltrepassa vanno a farsi benedire le prediche e i sermoni, i discorsi e gli appelli al dialogo. Poi vale sempre il detto che si scherza con i fanti ma non con i santi.
E quindi cambiamo argomento e città. A Perugia la politica, precisamente il centrosinistra, ha segnato un altro round sulla sanità e in particolare sulle nomine dei prossimi direttori generali. Nell'ultima riunione di maggioranza si sono sentite frasi inopportune e anche minacciose perché la frattura tra le correnti (?) non è un'invenzione o un artificio. Al contrario è reale e consistente ed esce anche fuori dai Palazzi.
Tra chi vuole imporre un criterio, quello del cambiamento dei vertici sanitari, e chi propende per non disperdere la competenza di qualcuno. Le parti sono lontane, come la distanza tra il giorno e la notte, il sole e la luna. Il punto di caduta o di equilibrio è, come si suol dire, in alto mare e il braccio di ferro tra la presidente della Regione Catiuscia Marini e il suo assessore alla sanità Luca Barberini è cominciato da qualche mese, diciamo dal risultato delle elezioni del 31 maggio scorso, e rischia di trasformarsi in uno scontro istituzionale senza pari. Chi la spunterà? Il tempo stringe, martedì in consiglio regionale si parlerà della mozione del centrodestra che vuole le pagelle dei direttori uscenti e i parametri per indicare i nuovi apicali. Non ci saranno, almeno così sembra, ulteriori proroghe ed entro il mese dovranno uscire fuori i nomi.
Certo che, in questa partita, le due squadre mettono a rischio la credibilità e anche un bel po' di faccia. Da parte nostra crediamo che il cambiamento sia doveroso ma non fine a se stesso, tanto per spostare qualcuno al posto di un altro, tanto per avere l'ultima parola, aggiudicarsi la medaglia e godersi la soddisfazione della vittoria. No, il cambiamento deve essere accompagnato dal merito, dalle capacità, perché altrimenti sarebbe un gioco al massacro. Al massacro della sanità umbra. E scusate se è poco. Oggi di tutto c'è bisogno, innanzi tutto il buon senso, tranne che di una "guerra" sulla salute degli umbri.

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