venerdì 5 febbraio 2016

Meritocrazia offesa dalle quote rosa

Editoriale Radio Onda Libera del 4 febbraio 2016

L'argomento di oggi è il via libera definitivo alle quote rosa nei consigli regionali. La norma approvata alla Camera dei deputati prevede che dalle prossime elezioni almeno il 40 per cento dei consiglieri siano donne. A favore 334 deputati, i contrari sono stati 91; 21 gli astenuti. Lega, M5S e Ala hanno votato contro. Conservatori e riformisti e Fratelli d'Italia gli astenuti. La legge sulle quote rosa stabilisce che le Regioni a statuto ordinario sono tenute a disciplinare il sistema elettorale regionale e l'adozione di specifiche misure per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nell'accesso alle cariche elettive.
Con le modifiche introdotte, la legge nazionale non si limita a prevedere tra i principi, come è attualmente, la "promozione della parità tra uomini e donne nell'accesso alle cariche elettive attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l'accesso del genere sottorappresentato alle cariche elettive", ma indica anche le specifiche misure adottabili, declinandole sulla base dei diversi sistemi elettorali per la scelta della rappresentanza dei consigli regionali. E si prevedono tre ipotesi, a seconda se le liste sono con preferenze, bloccate o collegi uninominali.
Ora diciamo subito quello che pensiamo e lo facciamo con la solita franchezza. Siamo contrari alle quote rose, ci sembrano tanto una riserva indiana. Non ha senso che in politica, come in tutti gli altri campi, ci siamo quote non per chi se lo merita, non per chi è bravo, ma per chi ha un sesso rispetto a un altro. Ci sembra, se volgiamo andare fino in fondo, anche offensivo nei confronti proprio delle donne. Non servono leggi di protezione, come se le donne fossero una categoria protetta, per far entrare di peso il genere femminile in certi ambiti, in certi organismi. Servono capacità e competenze, e il criterio dovrebbe valere per tutti, maschi e femmine. Altro che quota rosa. Sapendo di essere provocatoria dico che preferisco essere rappresentata, visto che parliamo di politica, da tutti uomini capaci e competenti anziché da una parte brava e un'altra, il 40%, donna. Poi il 40 per cento che numero è? In base a che cosa è stata decisa la percentuale degli spazi riservati alle donne? E perché non il 50 o il 60?
Oltre che sia una legge sbagliata, siamo convinti che sia anche poco efficace. Lo abbiamo visto in consiglio regionale da noi, dove la legge già prevedeva una quota alle candidate; bene quest'anno l'assemblea conta meno elette della precedente legislatura.
Con tutto il rispetto, le donne come gli uomini dovrebbero pretendere dalla politica un sistema di garanzie serio e soprattutto basato sulla meritocrazia, non leggi che esprimono favoritismi e scorciatoie. Come in tutte le cose basterebbe usare il buon senso, anziché inventarsi quote rosa. Chi è bravo deve andare avanti,a prescindere, direbbe Totò, a prescindere dal sesso.


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