martedì 23 febbraio 2016

Opere incompiute, uno scandalo

Editoriale Radio Onda Libera del 22 febbraio 2016

Le opere pubbliche incompiute nel 2013 erano 692; nel 2014, ultimo dato disponibile, sono salite a 868. Sono costate complessivamente 4 miliardi di euro. I calcoli li ha fatti il Codacons, l'associazione dei consumatori che è andata spulciare l'anagrafe delle opere e ha calcolato le differenze da un anno all'altro. Il record negativo spetta alla Sicilia, regione che vede sul proprio territorio ben 215 infrastrutture non terminate. Ma Il fenomeno è trasversale.
Attraversa l’Italia dal Nord al Sud, e accomuna le aree meno sviluppate del Mezzogiorno a regioni moderne e all’avanguardia come la Lombardia e il Veneto.
Ponti, strade, dighe e infrastrutture di interesse nazionale, iniziate e mai portate a termine. Costo, dicevamo, 4 miliardi. Per completarle ci vorrebbe un altro miliardo e mezzo di euro.
Queste infrastrutture sono già costate in media 166 euro a famiglia, tutte risorse sottratte alla collettività costretta a finanziare opere progettate addirittura negli anni Sessanta e poi lasciate in stato di abbandono. Il record assoluto dello spreco spetta senza dubbio – secondo l’associazione – alla Città dello sport di Tor Vergata a Roma, costata finora ai cittadini oltre 607 milioni di euro.
Il fenomeno delle opere incompiute, o meglio lo scandalo delle opere incompiute, è assolutamente trasversale non solo dal punto di vista geografico perché attraversa l’Italia dal Nord al Sud, ma anche dal punto di vista del colore politico perché le responsabilità di questa vergognosa situazione cadono su tutte le amministrazioni che si sono succedute, di destra, di sinistra e di centro.
 “E pensare che - fa notare il Codacons -  che i miliardi finora spesi per queste infrastrutture irrealizzate, avrebbero potuto abbattere la pressione fiscale per tutti i cittadini ed impedire la nascita di tasse come l’Imu o la Tasi, con benefici immensi per la collettività e l’economia nazionale”.
Che dire di più? A volte non ci sono parole per esprimere lo sdegno. Preferibile il silenzio.


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