Sull'Italicum il governo ha ottenuto alla Camera la prima
fiducia, quella sull'articolo 1 della riforma della legge elettorale (che
introduce il premio alla lista e la soglia di sbarramento al 3%) con 352 voti
favorevoli, 207 contrari e un astenuto. Ce ne saranno altre due, di fiducie. Ma il risultato
sembra scontato, a meno che non ci saranno colpi di scena.
Il voto di ieri ha un peso, un significato importante.
Perché ha sancito la spaccatura dentro il Pd: una quarantina di deputati non ha
votato, confermando la lacerazione che da giorni si vive nel partito di
maggioranza. Si e consumato così lo strappo tra Renzi e una parte della
minoranza Pd, che ha ritenuto ingiustificata l'apposizione della questione di
fiducia da parte del premier. Anzi per la verità sono volate parole pesanti in
merito perché mettere la fiducia significa ingabbiare la discussione è anche il
dissenso.
Per la verità non abbiamo mai capito questo passaggio, questo assunto
secondo cui si può essere in disaccordo con quanto proposto dal governo su una
legge, ma se viene posta la fiducia per un senso di responsabilità va votata a
favore. Beh, siamo dell'idea che se un testo non si condivide la coerenza
obbligherebbe a votare contro. Insomma o si è d'accordo o si è contro. Non si
può essere contrari ma si vota a favore. Ci sembra un controsenso, illogico,
contraddittorio.
E poi lo strumento della fiducia viene utilizzato come
arma di ricatto per far passare leggi che non piacciono alla maggioranza del
Parlamento. A volte quello che avviene in politica ci sembra un siparietto, una
commedia, lontano mille miglia dai problemi della gente, dalla possibilità di
comprensione del cittadino comune.
Comunque, tornando al Pd, la ferita sembra sempre più
difficile da rimarginare. Tra coloro che non hanno votato ci sono esponenti che
hanno fatto la storia del partito e da
ieri si può dire che i rapporti non saranno gli stessi. Ovviamente Renzi se la
gode, aver tirato la corda lo ha premiato, mentre per la minoranza si tratta dell'ennesimo
comportamento arrogante che umilia il Parlamento e la democrazia.
Fin qui lo scambio di accuse, ora la domanda che sorge
spontanea è se lo strappo si trasformerà in scissione. I bookmaker
scommettono alto. Noi staremo a vedere.
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