venerdì 8 maggio 2015

Riforma della scuola, piene le piazze

Editoriale Radio Onda Libera del 6 maggio 2015

In migliaia e migliaia hanno protestato ieri, tra studenti, insegnanti e personale amministrativo, in varie piazze italiane contro la riforma della scuola varata dal governo. Oltre 100mila a Roma, 30mila a Milano, 25mila a Bari. E in tanti anche per le strade di Torino, Aosta, Catania, Palermo e Genova per protestare contro la buona scuola dì Renzi, dal piano assunzioni dei docenti, fino alle supplenze, la formazione e i benefit per i prof, fino al punto critico del troppo potere al preside dell'istituto. Dall'Umbria sono partiti una decina di pullman per la manifestazione nella capitale, qui da noi la riforma interessa oltre quindicimila persone.
Immediata e netta la replica del premier, che ha promesso di ascoltare le ragioni della protesta ma ha anche assicurato che andrà avanti sul piano delle riforme. E poi ha ricordato che il suo governo sulla riforma della scuola ha messo tre miliardi di euro, mica bruscolini. Comunque resta negativo il giudizio sulla riforma da parte dei sindacati, che sostengono che manifestazioni così partecipate sfiduciano il governo.
Mentre Renzi apre al dialogo, il ministro Giannini ha parlato di sciopero politico, senza presupposti e legato a strategie elettorali. Beh, un'altra occasione persa per stare zitta. Possibile che ogni volta che si protesta, che si esprime il disaccordo, non va bene e si viene tacciati di contrari al cambiamento? Ora, senza entrare nel merito della proposta del governo ci sentiamo però di difendere le motivazioni di chi protesta e organizza lo sciopero, che scende in piazza per difendere i propri diritti. Oppure secondo il ministro Giannini dobbiamo essere tutti d accordo con le scelte. a volte veramente discutibili, di chi pensa di avere la scienza infusa? No, non funziona così. E poi se dopo sette anni e diversi ministri di diversi partiti è la prima volta che i sindacati, tutti, scioperano qualcosa vorrà pur dire. A mettersi un po' in discussione, il ministro, proprio no?


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