venerdì 8 maggio 2015

Sul Pd i primi effetti dell'Italicum

Editoriale Radio Onda Libera del 7 maggio 2015

Il presidente della Repubblica Mattarella ha firmato la nuova legge elettorale. La riforma era stata approvata definitivamente lunedì scorso con 334 voti a favore e 61 contrari (le opposizioni erano uscite in blocco). L’Italicum entrerà in vigore dal primo luglio 2016. Il presidente ha promulgato la riforma senza porre note od osservazioni, quindi non ha rilevato difetti sotto il profilo costituzionale nel testo uscito dal Parlamento e il suo giudizio vale doppio anche sotto il profilo tecnico, visto che da un lato Mattarella era giudice della Corte costituzionale quando questa bocciò il Porcellum e dall’altro è l’autore della legge elettorale con la quale si è votato dal 1994 al 2001, il Mattarellum, sistema che aveva tentato di semplificare il sistema politico italiano.
Ora comincia la battaglia di chi non condivide l'Italicum, e il primo terreno di scontro sarà la riforma del Senato a cui la nuova legge elettorale è legata. Poi c'è da lavorare per il referendum e quindi per i ricorsi alla Corte costituzionale.
Detto ciò, vediamo le prime conseguenze di questa approvazione, di questa nuova legge che disciplina le prossime elezioni. Il primo atto, o meglio il primo strappo, è quello di Pippo Civati che ha deciso di lasciare il Pd, e lo ha spiegato sostenendo che non ce la fa più a votare la fiducia al governo Renzi, e quindi per coerenza abbandona il gruppo alla Camera e anche il partito. Nonostante i molti inviti dei compagni a ripensarci, Civati, che in passato è stato strettissimo collaboratore di Renzi, si è deciso al gran passo, ha affermato che il Pd non è quello di prima, che chi ha idee diverse viene vissuto con fastidio. Bisogna attendere per vedere se la scelta sarà in solitaria oppure qualcuno dei dissidenti lo seguirà. Di certo si intravede all'orizzonte un altro partito, qualcosa di più a sinistra in compagnia di Sel.
Il commento? Beh, chi non condivide totalmente la linea del partito e si accorge che non ci sono margini fa bene a prendere la valigia e imboccare alte strade. Ma tale fatto deve indurre a riflettere su che cosa è diventato il Pd, quali sono i margini per un confronto, anche duro, una discussione, una democrazia. A proposito di un altro partito, non se ne vede la necessità perché nonostante la promessa la semplificazione è lontana. Del resto uno strapuntino anche in un partito dello 0,0 fa gola a tutti.


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