Il punto del direttore del 16 maggio 2015
Tutti hanno il diritto di manifestare il proprio pensiero. E anche il proprio dissenso. Ma il limite è di non ricorrere alla violenza, agli insulti, agli sputi e alle bombe carta. Quello che sta accadendo in giro per la Penisola è preoccupante, deve indurre a riflettere seriamente sul clima che accompagna la campagna elettorale per le prossime regionali. Peccato che anche in Umbria, in questo fazzoletto di terra cuore verde d'Italia (e il riferimento al colore non è casuale), siano avvenuti episodi di intolleranza nei confronti del leader della Lega Nord, Matteo Salvini, che esprime le sue idee e il suo programma con convinzione e forse qualche accento di troppo.
Sarebbe stato bello e anche motivo di orgoglio se in Umbria non si fossero verificati incidenti, sarebbe stato un vanto per chi abita nella terra di San Francesco se i gruppetti organizzati se ne fossero stati a casa o fossero andati al cinema. Invece no, anche da noi ci sono state le contestazioni, anche da noi si è tentato di non fargli fare il comizio o coprire la sua voce con gli slogan e le offese.
Si potrà dire che a ogni azione corrisponde una reazione. E quindi nel caso, Salvini quando parla provoca perché sostiene per esempio che gli immigrati non devono venire nelle nostre città e perciò è un razzista. Ma non può e non deve essere una giustificazione. Salvini deve avere la libertà di dire quello che pensa, di fare la sua propaganda politica, senza per questo essere zittito, o peggio ancora aggredito. Non è uno Stato di diritto quello che non garantisce a chi non la pensa come noi di esprimere le proprie opinioni. Non è uno Stato civile quello che permette a chi dissente di praticare la violenza. Un certo Voltaire disse "io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente". Una frase che dice tutto, senza entrare nel merito del contenuto delle idee, ma solo nella garanzia di essere liberi di esprimere un'idea.
In questa storia che va avanti da un pezzo è vero che ci sono state diverse dichiarazioni di condanna ma sono apparse parole blande e di circostanza. Da ultimo si è innescata su questo tema perfino la polemica con il Viminale che alla richiesta di sicurezza ha risposto con il numero delle forze dell'ordine mobilitate per garantire lo svolgimento dei comizi del Carroccio. Una risposta che rientra nella strumentalizzazione e che poteva essere risparmiata.
Sia ben chiaro che il ragionamento che stiamo facendo su queste colonne non riguarda il merito delle posizioni, non vuole sposare o abbracciare le tesi leghiste su immigrazione o altro. La riflessione vuole focalizzare l'attenzione sugli scontri che si susseguono, sul fatto che la campagna elettorale sta assumendo una piega incandescente e spropositata, alterando quella che dovrebbe essere una normale dialettica tra partiti finalizzata a esporre i propri punti di vista e quindi intercettare consensi. Salvini parla alla pancia della gente e su questo possiamo essere d'accordo, come del resto fa da qualche tempo anche Grillo. Ma guai a perdere la ragione e lasciare spazio alla sopraffazione. Questo è inaccettabile. E se proprio la vogliamo dire tutta, ci sono due-tre rischi: il primo quello di rafforzare le posizioni, anche quelle estremiste, di chi è aggredito e di farlo passare per vittima; il secondo, di caricare ulteriori spese sulle casse pubbliche per cercare di garantire la pax sociale; il terzo di non prevedere che la violenza potrebbe alzare il tiro.
Insomma va bene tutto, ma lo spartiacque di ogni manifestazione può essere la contestazione, anche accesa e rumorosa, ma la violenza no. I comportamenti forcaioli, pur se ammantati da motivazioni, sono da stigmatizzare e respingere al mittente. In un sistema democratico noi cittadini abbiamo un'"arma", l'unica, fondamentale, che è quella del voto. Il 31 maggio è vicino, quel giorno potremo scegliere da chi farci rappresentare, a chi affidare o non affidare la cura dei nostri interessi e delle nostre idee. L'Umbria, ad avviso di chi scrive, ha perso un'occasione per ribadire gli ideali propri e storici di questa terra, che sono quelli della tolleranza, del dialogo, del rispetto, della non violenza. Gli ideali per cui da San Francesco ad Aldo Capitini è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.
anna.mossuto@gruppocorriere.itwww.annamossuto.it
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