Editoriale Radio Onda Libera del 13 maggio 2015
La "Buona scuola" non piace ai sindacati. Anzi è completamente da bocciare. È questo l'esito dell'incontro tra i sindacati e il governo che si è tenuto ieri. Sono stati apprezzati gli sforzi, ma non sono stati ritenuti sufficienti, quindi alla fine il risultato è stato un muro contro muro. E ora? ora si rischia di andare verso forme di protesta estrema: dopo il boicottaggio dei test Invalsi, potrebbe scattare il blocco degli scrutini come hanno già annunciato di voler fare i Cobas e lo Snals.
Le posizioni restano distanti: Cgil, Cisl e Uil hanno rimandato al mittente la riforma, anche il ministro Giannini ha ammesso che le divergenze rimangono forti pur ribadendo la volontà di dialogo. Insomma il clima è incandescente, dal governo sperano di ricucire i fili della trattativa e fanno sapere che sarebbe da irresponsabili bloccare gli scrutini. Ma dopo la protesta in piazza del 5 maggio scorso, il mondo della scuola - dagli insegnanti, agli studenti, agli operatori - è unito e compatto. E sta pensando a una nuova manifestazione per sottolineare le criticità della riforma e anche l'arroganza del governo che non sente ragioni, non intende scardinare l'impianto della "Buona scuola" e va avanti come un treno, con o senza i sindacati, con o senza i rappresentanti del settore. Tre ore di chiacchiere e le parti si sono salutate come sono arrivate, tutte ferme nelle loro posizioni.
Quale giudizio dare della situazione e soprattutto di questo modo di condurre le trattative? Senza entrare nel merito della riforma, di cui abbiamo già parlato, da un lato verrebbe da dire finalmente qualcuno decide, propone qualcosa e non si lascia fermare da diktat e veti. Per troppi anni questo Paese è stato ingessato dai poteri che bloccavano qualsiasi riforma, qualsiasi cambiamento. Dall'altro, però, constatare che il governo fa come crede sempre e comunque, senza alcun confronto con chi rappresenta gli interessi di una collettività non è un atteggiamento di rispetto delle relazioni istituzionali; non è un comportamento democratico il prendere o lasciare.
Il rischio serio è rischio la "Buona scuola" rimanga sulla carta e addio sogni di riforma. Perché non sempre il fare coincide con il meglio, ma restare fermi vuol dire regredire.
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