domenica 17 maggio 2015

Crisi finita, ma la gente non lo vede

Editoriale Radio Onda Libera del 14 maggio 2015

L'economia sta riprendendo, si sta uscendo dal tunnel. I segnali sono chiari e inequivocabili. Almeno a leggere le stime diffuse ieri dall'Istat, che ha parlato di una crescita relativa al primo trimestre di +0,3% sui tre mesi precedenti. Un dato che certifica per la prima volta dopo 4 anni quello che da molto tempo ci si attendeva: la fase peggiore della recessione è finita, è alle spalle.
I titoli dei telegiornali e dei giornali inneggiano un moderato ottimismo. Senza rileggere i commenti degli economisti, come al solito divisi tra chi legge il dato con parecchia enfasi e chi invece è più prudente e attendista, quello che sorprende è la contrapposizione con la realtà. E ci spieghiamo meglio. Se il Pil, che è poi la ricchezza interna del Paese aumenta vuol dire che la gente sta meglio, ha più soldi in tasca, consuma di più, perché c'è più lavoro, meno disoccupazione. Invece non pare proprio così. È vero che la ripresa non avviene dall'oggi al domani e che nessuno ha la bacchetta magica, ma due elementi insospettiscono. Il primo è che non viene sottolineato che il grado di crescita del Pil in Italia è inferiore a quello degli altri Paesi europei. Il secondo è che tra poco più di quindici giorni si vota in sette regioni, un test elettorale importante anche per il governo, e non vorremo pensare che questa iniezione di fiducia sia strumentale al voto. È un pensiero cattivo, lo sappiamo, ma "a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca" diceva il buon Andreotti.
Se l'economia va meglio dobbiamo anche toccarlo con mano, ma a oggi tocchiamo lo sconforto dei giovani che non trovano lavoro, la disperazione di chi lo perde, le famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese, gli anziani che a stento sopravvivono con una pensione da fame, e il fatto che per un posto da infermiere nel Nord più avanzato ai presentano in 6.500.
Se questo è il quadro, lo scetticismo è comprensibile e giustificato e scusate se non ci accodiamo a coloro che esultano per un più 0,3. Siamo come san Tommaso: vogliamo vedere per credere.


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