martedì 5 maggio 2015

Le due facce dell'Expo

Editoriale Radio Onda Libera del 4 maggio 2015

L'Expo ha aperto i battenti e puntuali sono arrivate le contestazioni. Ma andiamo per ordine. Nonostante i ritardi, le polemiche, le inchieste per corruzione, siamo arrivati puntuali all'inaugurazione dell'esposizione universale di Milano dove per sei mesi, fino al 31 ottobre, oltre 140 paesi del mondo esporranno la loro idea e le loro bellezze relative al tema dell'alimentazione. La cerimonia il primo maggio è stata seguitissima, in diretta mondiale, con ospiti e autorità provenienti da tutto il pianeta.
EE' stata una cerimonia sobria, sotto un cielo nuvoloso e per ragioni potremo dire di marketing è stato perfino cambiato l'inno nazionale di Mameli: nella strofa dove si canta "...siam pronti alla morte", i bambini del coro hanno cantato "siam pronti alla vita". Frase ripresa anche dal presidente del consiglio Renzi nel suo discorso prima del taglio del nastro.
Ma cosa rappresenta Expo per Milano, per il Paese? Sicuramente un'occasione importante, una vetrina unica per attirare turismo ed economia, per incrementare lo sviluppo e irrobustire il Pil e diminuire il tasso di disoccupazione.
I padiglioni sono un incanto, progettati con un gusto estetico eccellente e innovativo; visitare l'Expo è un viaggio affascinante nella cultura di tutti i paesi del mondo. Certo, il tema scelto, la nutrizione del pianeta, avrebbe imposto un rigore e anche un risparmio negli allestimenti ma fondamentale non tradire la missione, e ricordarsi come ha fatto il Papa, che compito di tutti è sempre quello di sconfiggere la fame, aiutare chi no ha i mezzi per sopravvivere.
I primi giorni sono di buon augurio, si parla di mezzo milione di visitatori in questo  primo week end di apertura. Previsioni superiori alle aspettative con guadagni più del previsto.
Questa la parte positiva dell'Expo ma la manifestazione ha anche un'altra faccia, quella della contestazione, quella della guerriglia organizzata dai comitati "No Expo" per le strade di Milano con danni giganteschi a negozi, banche e auto. Uno spettacolo indecoroso che ha fatto il giro del mondo. Ora liquidare questa protesta come la genialata di quattro figli di papà che volevano rovinare la festa, come ha sostenuto il premier Renzi ci sembra riduttivo, bisogna tenerla invece in considerazione perché esprime sì un dissenso ma anche un disagio, un malcontento per dire che l'Expo non è solo opulenza e bellezza. Nel mondo ci sono anche sofferenze e difficoltà economiche, ci sono anche Paesi dove i diritti elementari sono violati ogni giorno e ogni minuto, dove la mancanza di cibo causa morte e dolore. Insomma ascoltare le ragioni di chi protesta non significa condividerle, ma sulla violenza dobbiamo essere tutti d'accordo. E' inaccettabile, da stigmatizzare sempre e dovunque, da respingere al mittente.

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