Un altro caso di tangenti, un'altra inchiesta di
corruzione. Questa volta l'oggetto del contendere sarebbe il metano o meglio la
metanizzazione dell'isola di Ischia. In carcere è finito il sindaco Ferrandino del Pd,
accusato per aver intascato tangenti dalla coop Concordia per 330mila euro,
per l'assunzione come consulente del fratello e per almeno un viaggio in Tunisia;
insieme a lui nei guai una una decina di personaggi con accuse che vanno
dall'associazione per delinquere alla corruzione, al riciclaggio alla turbativa
d'asta.
Dalle intercettazioni è spuntato pure il nome di Massimo D'Alema per dei finanziamenti alla Fondazione ItalianiEuropei da lui presieduta e per l'acquisto di alcune copie di libri e bottiglie di vino prodotte nell'azienda agricola della moglie del leader democratico. D'Alema non è indagato, questo per chiarezza di informazione.
Dalle intercettazioni è spuntato pure il nome di Massimo D'Alema per dei finanziamenti alla Fondazione ItalianiEuropei da lui presieduta e per l'acquisto di alcune copie di libri e bottiglie di vino prodotte nell'azienda agricola della moglie del leader democratico. D'Alema non è indagato, questo per chiarezza di informazione.
Ora, senza entrare nei dettagli dell'inchiesta, il
commento da fare riguarda la frequenza con cui vengono fuori questi casi che
investono politici e imprenditori, il legame che esiste tra la politica e gli
affari. Da qualche mese gli scandali si susseguono e travolgono anche
personaggi importanti, l'ultimo quello delle Grandi Opere con le dimissioni del
ministro Lupi, ma in precedenza c'era stata Mafia Capitale, e prima ancora il
Mose e ancora prima l'Expo.
Insomma un Paese, l'Italia, dove la tangente abbonda e la
legge anticorruzione latita. E si perché Renzi, per la verità non solo lui, a
ogni inchiesta promette e ripromette che
tra poco ci saranno norme più severe appena i riflettori si spostano su altro
il Parlamento pensa ad altro. A ogni scandalo sentiamo ripetere il solito
ritornello, la solita manfrina. Dalla classe politica un po' di serietà non
guasterebbe.
Connesso a questo tema anche quello della giustizia, della
certezza della pena e soprattutto della certezza della responsabilità. E ci
riferiamo a indagini lunghissime, a processi eterni, a vite infangate per anni
e anni prima di vedere riscattato il proprio onore, la propria reputazione in
caso ovviamente di estraneità ai fatti. Sia chiaro che chi ha intascato
tangenti deve pagare e pagare salato, perché è un reato grave contro la
pubblica amministrazione, perché è un reato contro i cittadini che vengono
derubati del denaro pubblico, ma è altrettanto vero che il sistema della
giustizia non può mettere sotto inchiesta un qualsiasi cittadino e poi
lasciarlo a bagnomaria per anni prima dell'accertamento della verità.
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