martedì 21 aprile 2015

Contro gli scafisti servono i fatti

Editoriale Radio Onda Libera del 21 aprile 2015

L'Europa si muove, prova a muoversi. Ci voleva un'ecatombe come quella accaduta sabato notte per spingere l'Unione europea a convocare un consiglio straordinario, fissato per giovedì, sul tema dell'immigrazione. Ci voleva una strage, la più immensa dal dopoguerra in poi, per far inserire al primo posto dei lavori europei la questione delle migliaia e migliaia di stranieri che scappano dai loro Paesi in cerca di un po' di felicità come ha detto il Papa domenica durante l'Angelus.

Il bilancio: i sopravvissuti sono 27-28, ancora non è chiaro, i cadaveri 24. Questi i numeri certi del naufragio nel Canale di Sicilia per il quale si temono tra i 700 e i 900 morti. C’erano anche duecento donne e 50 bambini. In molti erano chiusi nella stiva di un barcone non più lungo di 20-30 metri che si è rovesciato diventando una bara galleggiante. Man mano che le indagini proseguono si appurano particolari sempre più sconvolgenti. Due dei 28 superstiti si sono salvati restando aggrappati ai morti per non finire a fondo.
Si tratta di una vera e propria carneficina, non di un semplice naufragio, ed è anche un'emergenza senza precedenti perché sbatte davanti ai nostri occhi un traffico di esseri umani. E questo è inaccettabile, è vergognoso. Come è ora di finirla con le polemiche, le strumentalizzazioni politiche, le promesse di intervento fatte magari sull'onda dell'emozione, le valanghe di dichiarazioni sul dubbio se tornare a "Mare Nostrum" o continuare con "Triton", le operazioni che avrebbero dovuto governare il fenomeno immigrazione.
Tutte cavolate, qui la verità è che a cominciare dall'Europa che dopo ogni tragedia nel Mediterraneo esprime il proprio cordoglio e la propria solidarietà ci si dovrebbe innanzi tutto chiedere se si è fatto abbastanza. La stessa domanda riguarda anche le responsabilità che sono anche dei Paesi membri dell'Unione europea perché la verità è che il problema immigrazione riguarda tre-quattro Paesi, quindi la maggior parte dei Paesi europei se ne frega.  E la risposta alla domanda se si è fatto abbastanza è sicuramente no.  Quelle morti sono sulla coscienza di chi si è girato dall'altra parte e ha fatto finta di non vedere. Si faccia ora qualcosa, si elabori una strategia per impedire che migliaia di vite di uomini, donne e bambini finiscano inghiottite nelle acque vicino le nostre coste, si diano mezzi e risorse per mandare in galera gli scafisti e tutti i delinquenti che sfruttano la situazione, che speculano sulla pelle della povera gente.
Insomma per evitare l'escalation dei viaggi della morte si faccia qualcosa e lo si faccia subito. In gioco ci sono i diritti umani, c'è la vita delle persone, non si può rimanere indifferenti e insensibili a di fronte a tanto dolore.


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